Ero poco più che quindicenne, – ha scritto Gerardo Soglia, figlio di don Peppino, in un post pubblicato sul proprio profilo social – e durante quella trasferta, il nostro pullman fu colpito da una sassaiola che ruppe i vetri, costringendoci a tornare a Salerno in condizioni difficili.
Di quella giornata, non dimentico il gesto di un difensore con un fisico possente e uno spirito indomito: Ciro Ferrara, che si mise davanti a me per proteggermi dai sassi lanciati dai tifosi avversari. Non lo fece perché ero “il figlio del presidente”, ma perché in quel momento la Salernitana era una famiglia, un gruppo unito, pronto a difendersi e lottare insieme.
Questo episodio, per quanto drammatico, fu una lezione di forza e appartenenza. Oggi, ripenso a quegli anni in cui lo spirito di squadra e la capacità di fare fronte comune erano la chiave per superare qualsiasi ostacolo. Anche in un momento delicato come quello che la Salernitana sta attraversando ora, mi piace immaginare che lo stesso spirito possa rinascere: una squadra unita non solo per vincere, ma per sognare e far sognare una città”.
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