L’uomo, affetto da un tumore alla vescica al quarto stadio e insufficienza renale cronica, viene descritto come in fase acuta del suo disturbo bipolare, ma attualmente in condizioni di stabilità emotiva secondo il reparto psichiatrico. Nonostante ciò, secondo la figlia, gli ospedali locali avrebbero rifiutato di curarlo, adducendo come motivazione il suo stato psichico.
“È inaccettabile che, a Salerno, una persona con disturbi mentali e patologie gravi venga abbandonata a sé stessa. Mio padre viene rimbalzato da una struttura all’altra da oltre 15 giorni, senza ricevere le cure necessarie”, ha scritto la donna, sottolineando l’urgenza della situazione.
La figlia denuncia una mancanza di coordinamento tra i reparti psichiatrici e quelli clinici, che rischia di trasformare la condizione del padre in un dramma irreversibile. “Se fosse in crisi a Piazza della Libertà, troverebbero subito un posto in psichiatria. Ma per curarlo, nessuno si fa avanti”, ha dichiarato, puntando il dito contro le falle del sistema sanitario.
Il caso mette in luce una problematica di carattere generale: la difficoltà di garantire cure integrate a pazienti con comorbilità fisiche e psichiche. Secondo la figlia, il sistema sanitario locale non sarebbe in grado di gestire casi complessi come quello del padre, privando così i malati più vulnerabili del diritto a un’assistenza adeguata.
La famiglia chiede un intervento urgente delle autorità sanitarie locali per individuare una struttura in grado di accogliere l’uomo e fornire le cure necessarie. Al contempo, emerge la necessità di un’azione più ampia per colmare le lacune organizzative e garantire un approccio integrato ai pazienti con patologie fisiche e mentali.
Questo caso, reso pubblico dalla disperazione della figlia, rappresenta un appello alla responsabilità delle istituzioni e del sistema sanitario: nessuno dovrebbe essere lasciato indietro.
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