Lo afferma la senatrice di Sinistra Italiana Alessia Petraglia. “I costi degli abbonamenti erano già alti in relazione agli stipendi dei lavoratori bloccati da anni. Le dichiarazioni dei due Ad risultano offensive. Dichiarare che poteva andare anche peggio, ovvero potevano eliminare del tutto gli abbonamenti, significa avere la sfrontatezza di affermare palesemente che tutto questo risponde solo ad una strategia di cassa e non di servizio”.
“Trenitalia – prosegue Petraglia – si comporta da monopolista ponendo un out out, senza via d’uscita. Si tratta della vita di 8.000 persone e delle loro famiglie strangolate da aumenti sconsiderati in un’economia in deflazione come quella italiana.
Tirare in ballo le Regioni, poi, denota un atteggiamento vessatorio da parte dell’azienda: come possono le Regioni farsi carico di questi aumenti quando assistiamo a riduzioni nei trasferimenti che comportano tagli a settori fondamentali come la sanità? Sono dichiarazioni ridicole e vessatorie”.
“Per quale motivo Trenitalia non comprende che le precarie condizioni di lavoro, il costo della vita, l’interrelazione dei territori, rendono indispensabili servizi di collegamento veloci e accessibili a tutti? Mazzoncini cerchi di tornare con tutto se stesso con i piedi per terra. Oltre che pensare ad acquistare le ferrovie inglesi pensi a come funziona il nostro Paese.
Gli abbonamenti differenziati per fascia non rispondono alle esigenze degli abbonati. Le prenotazioni sono obbligatorie solo da gennaio e la loro presunta conoscenza dei viaggiatori è solo presunta ed è uno specchietto per le allodole”, conclude la parlamentare che annuncia la presentazione di un’interpellanza urgente “per chiedere al governo di fare la sua parte. Sarebbe gravissimo si ostinasse con questo silenzio”.
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