Si tratta di tre italiani e un libico accusati di aver introdotto, tra il 2011 e il 2015, in paesi soggetti ad embargo, quali Iran e Libia, in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria. Due italiani convertiti all’Islam e ‘radicalizzatì, una coppia di coniugi di San Giorgio a Cremano (Napoli), sono tra i destinatari dei provvedimenti di fermo disposti dalla Dda di Napoli. Anche un loro figlio risulta indagato. L’indagine, coordinata dai pm Catello Maresca e Luigi Giordano, riguarda un traffico di armi destinate sia ad un gruppo dell’Isis attivo in Libia sia all’Iran. Agli atti dell’inchiesta vi sarebbe anche una foto in cui la coppia è in compagnia dell’ex premier iraniano Ahmadinejad
VIDEO
I FATTI CONTESTATI. Il contesto in esame s’inquadra nell’ambito di un procedimento penale iscritto, da ultimo, nel 2015 presso la Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Sost. Proc. Dott. Catello Maresca e Dott. Maurizio Giordano – Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli). I reati contestati, in concorso tra più persone, si riferiscono all’art. 1 della Legge n. 895/1967 (traffico internazionale di armi), all’art. 16 del D.Lgs. n. 96/2003 (traffico internazionale di materiali dual use) ed agli artt. 3 e 4 della Legge n. 146/2006. Si tratta, nello specifico, di 4 provvedimenti di fermo e 10 perquisizioni, disposte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, che sono in corso di esecuzione con il coordinamento del II Reparto del Comando Generale del Corpo, la collaborazione dello SCICO e dei competenti Reparti territoriali, in relazione alle citate ipotesi di reato riconducibili al traffico internazionale di armi e di materiale dual use, di produzione straniera.
Gli approfondimenti investigativi svolti hanno, infatti, consentito di risalire a soggetti italiani, oltre ad un cittadino di nazionalità libica, dediti al commercio internazionale di armamenti di produzione estera. Tutti i soggetti coinvolti svolgono, formalmente, attività connesse con il commercio internazionale, avvalendosi anche di società con sede in Paesi esteri, principalmente in Ucraina ed in Tunisia, nonché mantenendo consolidati rapporti con personalità del mondo politico e militare in Stati dell’area asiatica e mediorientale quali Iran e Libia.
Tra le aziende implicate nei citati traffici illeciti spicca una società con sede in Roma, operante nel commercio di elicotteri che, sulla base dei riscontri effettuati, avrebbe, almeno in un caso, ceduto, attraverso triangolazioni che hanno consentito alle merci di non entrare nel territorio nazionale, materiali di armamento di produzione estera verso l’Iran. In un altro caso, con le medesime modalità, una società basata in Ucraina, facente capo a soggetti italiani, avrebbe ceduto armamenti a gruppi militari libici.
L’esame della documentazione cartacea e telematica sequestrata a seguito di perquisizioni delegate, eseguite nel novembre del 2015, congiuntamente con le risultanze delle indagini tecniche e delle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, ha permesso di ricostruire l’entità dei traffici illeciti di cui si parla aventi ad oggetto, tra l’altro, anche vari tentativi, idonei e diretti in modo non equivoco, di vendere elicotteri militari, fucili d’assalto, munizionamento da guerra, missili anti-carro e terra-aria, sempre nei due citati Paesi sottoposti ad embargo internazionale. I riscontri effettuati hanno confermato anche come la società capitolina in questione non fosse in possesso delle necessarie autorizzazioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, previste dalla Legge n. 185/1990 e dal D.Lgs. n. 96/2003 per commerciare armi e beni dual use. Durante le attività d’indagine, la Procura di Napoli ha, inoltre, trasmesso rogatorie internazionali verso i diversi Paesi interessati dalla vicenda.
I SOGGETTI COINVOLTI. Più in particolare, i soggetti destinatari del provvedimento di fermo sono: a. Pardi Andrea, nato a Teramo il 10 settembre 1966 e residente in Roma, amministratore della Società Romana Elicotteri s.r.l., con sede in Roma, indagato per i reati previsti dall’art. 1 della Legge n. 895/1967 (traffico internazionale di armi) e art. 16 del D.Lgs. n. 96/2003 (traffico internazionale di materiali dual use), aggravati dagli artt. 3 e 4 della Legge n. 146/2006, atteso che le attività illecite sono state svolte in ambito transnazionale.
Il Pardi, in assenza delle necessarie autorizzazioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, previste dalla Legge n. 185/1990 e dal D.Lgs. n. 96/2003 ha compiuto nel 2015 atti idonei ad esportare in Libia – Stato sottoposto ad embargo internazionale con decisione del Consiglio dell’Unione Europea con provvedimento n. 2014/449/CFSP – elicotteri militari di fabbricazione sovietica ad uso militare, fucili d’assalto, missili, nonché materiale dual use;
b. Di Leva Mario, nato a Napoli il 4 agosto 1948 e residente a San Giorgio a Cremano (NA) e Fontana Anna Maria, nata a San Giorgio a Cremano (NA) l’8 aprile 1954 e residente a Pescasseroli (AQ), moglie del Di Leva, indagati per i reati previsti dall’art. 1 della Legge n. 895/1967 (traffico internazionale di armi) e art. 16 del D.Lgs. n. 96/2003 (traffico internazionale di materiali dual use), aggravati dagli artt. 3 e 4 della Legge n. 146/2006, atteso che le attività illecite sono state svolte in ambito transnazionale.
I due coniugi, oltre ad aver concorso con il Pardi nelle condotte sub a., hanno nel periodo 2011 – 2015:
(1) ceduto in Libia armi da guerra, nonché missili terra-aria e anti-carro, prodotti in Paesi dell’ex blocco sovietico;
(2) venduto pezzi di ricambio per elicotteri ad uso militare e materiali dual use ad una società con sede in Iran, Paese sottoposto ad embargo internazionale. Al riguardo, al fine di eludere i divieti internazionali, la coppia napoletana ha ceduto i suddetti materiali avvalendosi di società estere a loro riconducibili;
(3) compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco ad effettuare operazioni di esportazione di beni dual use, consistiti nell’intavolare concrete trattative commerciali per l’introduzione di materiali per la produzione di munizionamento in Iran; c. cittadino libico, indagato per i reati previsti dall’art. 1 della Legge n. 895/1967 (traffico internazionale di armi), avendo concorso con i coniugi di Leva per la cessione in Libia di armi da guerra, essendosi recato in Ucraina per verificare la qualità degli armamenti, dopo essere stato accreditato dal Di Leva presso l’impresa ucraina fornitrice quale suo “direttore della produzione”.
contro gli stati sovrani con regimi legalmente eletti è riconosciuta ed accettata ufficialmente.
i governi di tutti gli stati occidentali, francia, italia, inghilterra, usa etc vendono regolarmente armi al mondo, tutto il mondo.. e quasi sempre proprio per fomentare rivolte da girare a proprio favore.. e le vendono anche ai cosiddetti terroristi, i quali ovviamente non le producono da soli. Basta vedere quelle colonne dello stato islamico che avanzano con quelle toyota nuovissime.. mica le hanno comprate al supermercato del paese barattando taniche di petrolio?! l’Occidente agisce da terrorista da secoli, vedi la francia in africa.. centinaia di migliaia di morti dretti e indiretti, ma poi si scandalizza per qualche decina sul proprio territorio. Basterebbe leggere un po’ la storia della costa d’avorio, nigeria, mali, algeria, burkina faso con il suo bravo presidente evaso da un carcere Usa e implicato nell’assassinio di Sankara e poi “eletto” presidente “democraticamente”, riportando il paese nella povertà che sappiamo e nel recinto occidentale.
E da chi è stato deciso questo embargo?
Dagli stessi che hanno assassinato Saddam, Gheddafi, Arafat, che c’hanno provato con Ahamadinejad, Mubarak, Assad, Janukovic, Erdogan. Dove sono quelli che hanno messo il cappello in Libia Sarkozy, Camerun e la Clinton e quelli che hanno affermato che la politica estera russa è aggressiva dopo essere arrivati con la NATO alle porte di Mosca?