Inoltre sarebbe auspicabile che le quote siano preferibilmente assegnate ad imprenditori salernitani.
I punti di forza di questa proposta sono:
– la parte pubblica non si spoglierebbe totalmente del bene, che è comunque un bene strategico per l’economia di Salerno e della provincia;
– avere le quote di parte privata nelle mani di più imprenditori, possibilmente non legati tra loro, significa che l’azienda non finisce nelle mani di una “cordata” e tanto meno non finisce, per intero, nelle mani di un solo imprenditore;
– l’azienda, grazie all’immissione di imprenditoria privata, avrebbe sicuramente un’accelerazione sul piano produttivo, sulla riduzione dei costi e su una diversa cultura di impresa;
– il frazionamento delle quote in mani private avrebbe il vantaggio di creare una maggiore democrazia economica con più voci, più interessi e più competenze in campo;
– a concentrare tutto in mani uniche- al contrario – ci sono vantaggi ma anche rischi maggiori (vedi fallimenti recenti dei maggiori gruppi industriali-familiari salernitani)
– questa gestione mista pubblico-privata avrebbe il vantaggio di avere nella proprietà sia chi è deputato a tutelare la collettività ed il localismo sia chi vorrebbe privilegiare il business;
– ad ogni modo avere nella proprietà una moltitudine di portatori di interessi del settore lattiero-caseario porterebbe nel governo della società delle persone esperte del settore e non più dei “politici” con tutti i rischi connessi;
– avere nella proprietà una serie di almeno 15 imprenditori (75 : 5 = 15) possibilmente salernitani significherebbe continuare sicuramente ad avere nell’azienda solo latte prodotto nel salernitano con una ricaduta economica a cui non possiamo certo permetterci di rinunciare;
– questa proposta avrebbe il vantaggio per il Comune di avere sicuramente delle offerte in aumento perchè se un imprenditore, per quanto facoltoso, deve cacciare 12/13 milioni di euro cercherà sempre e comunque di risparmiare o di sminuire l’evento – come è già accaduto – mentre se un imprenditore deve acquistare una quota di 500/600.000 euro può essere tentato di fare offerte in aumento pur di restare nell’affare… insomma frazionare l’offerta per farla lievitare;
– si può, infine, facilmente ipotizzare che una Centrale del Latte che non va via da Salerno, che resta pubblica, che sia interessata da nuovi investimenti che i privati sicuramente farebbero, che immetta nella gestione un’ indole più privatistica, che sia perciò più competitiva sul mercato, che rafforzi ulteriormente il marchio della Centrale: tutto ciò ci fa facilmente affermare che questa soluzione porterebbe a fare della nostra Centrale del Latte di Salerno la Parmalat del Sud degli anni a venire.
Antonio Marino
Direttore Generale BCC Aquara
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