Non credo che abbia avuto coraggio questo padre, né tanto meno abbia potuto pensare di prendersi un momento di notorietà. Chi lo pensa si dovrebbe vergognare.
Non è quindi un eroe, ma un padre normale che ha un figlio normale e i due dialogano e si sono trovati uniti nel denunciare l’aggressione.
Io sto con questo padre e condivido la scelta di pubblicare la foto e i fatti accaduti a suo figlio, a dispetto di quanti, il giorno dopo, si sono attivati a criticare e commentare negativamente la decisione.
I nostri ragazzi sono consapevoli, informati, coscienti, che le loro bravate, in gruppo o da soli, sono reati da perseguire e punire. I nostri ragazzi, bravissimi ad avere tutto e subito dai social, sono consapevoli del danno e del dolore che provocano con le loro azioni pur se minori o perfino sotto la soglia di punibilità.
Sono anni che insieme a tante organizzazioni discutiamo e promuoviamo campagne contro il bullismo e cyber bullismo.
Credo che gli episodi più o meno similari, se non hanno un eco nella vita del singolo o del gruppo attraverso i social di per se restano senza voce.
L’argomento principale è dimostrare agli altri di essere dominanti senza ragioni, leader, senza essere riconosciuti, forti, pur essendo i più deboli, uomini, pur essendo i più stupidi.
Non escludo affatto da questa mia riflessione immaginare il dolore dei genitori dell’ultima gang, ne eludo il disagio interiore di questi ragazzi in formazione che compiono gesti infami. Vanno studiati certo, ma vanno anche protetti. Ma questo non è un gioco e lo debbono capire. E se dal loro punto di vista lo è, debbono sapere che è destinato a far male e farsi male.
Purtroppo non saranno certo le mie riflessioni a modificare il corso di questo tempo impazzito, schiavo totalmente dei social fino a diventarne malati.
Analizzate un po’ voi alcuni episodi eclatanti successi in Italia negli ultimi mesi.
La compulsione a scrivere giudizi pesanti, a pubblicare video e foto personali intimi sta dilagando a dismisura, salvo poi il giorno dopo a chiedere scusa. Una ipnosi collettiva devastante. Da cattolico so che il perdono è un …Dono, ma credo che non si possa applicare su tutto e a tutti.
Il perdono si concede quando si è coscienti dei reati commessi, emerge il pentimento e si è consapevoli del dovere scontare le pene.
Questi ragazzi non hanno solo difficoltà ambientali, sociali, economiche. Ogni volta si va a scavare nelle loro vite.
Ci saranno certamente argomenti validi di discussione che non possono essere sempre giustificati. E ancora una volta leggo e sento ovunque che la scuola non fa troppo, anzi viene perfino additata come responsabile. Che la famiglia non controlla, non forma, non dialoga. Ma cosa devono fare di più.
Mi rifiuto anche questa volta nel caricare la scuola e la famiglia e di additarli come capi espiatori. Non posso immaginare che la scuola non formi e non insegni i diritti e i doveri oltre al sapere che è chiamata a promuovere.
E i genitori oltre a pensare ogni giorno a non perdere il lavoro o a trovarlo, ad assicurare alla famiglia a volte il minimo per andare avanti, non dia ai figli le regole più elementari della convivenza civile.
Certo si può fare di più e si deve andare oltre. Sono convinto che queste generazioni e quelle che stanno per emergere, abbiano si un disagio ed una mancanza di supporti in grado di gestire al tempo dei social i sentimenti, le passioni, la scoperta dell’amore, le relazioni umane e la bellezza di una vita in comune che fa crescere, aiuta, forma. Vita reale, non da un computer o da uno smartphone.
Ci sarebbe tanto da dire ma mi limito a fare la mia parte come direttore di Giffoni Experience e quindi anche come formatore.
Non mi risultano casi che, pur avendo avuto centinaia di migliaia di giurati di piccola e media età, abbiano inflitto abusi o promosso azioni meritevoli di punizione. Far parte di Giffoni, e lo dico con orgoglio, è uno stile di vita ed è per questo che sto pensando ora a due argomenti.
Il primo: invitare il Ministro dell’Istruzione e il suo team di consulenza di inserire con urgenza nei piani di studio anche una nuova materia, già dalle elementari. La butto così: i social, le opportunità e come gestirli.
Una rivoluzione nella materia che già si studia come educazione civica. Ma non possono farlo solo i docenti, c’è bisogno di una nuova classe di maestri. Alle opportunità evidenziare naturalmente i rischi, i pericoli e gli abusi.
La seconda riguarda i ragazzi di Mugnano del Cardinale. Voglio stare al loro fianco e a quello delle rispettive famiglie. Se accettano e le autorità danno il consenso, li voglio inserire d’ufficio nelle nostre giurie. Non è un premio credetemi, né una punizione; ma è solo un’opportunità che da padre vorrei dare a questi ragazzi per fargli conoscere la bellezza del rispetto per gli altri, la comprensione delle differenze, il valore delle diversità.
Sarà un’occasione anche per fargli rendere conto che sono pochi, quelli che si incamminano in questi errori e che ci sono migliaia di ragazzi che ogni giorno vivono e crescono bene senza creare problemi a se stessi e agli altri. Forse si renderanno conto che non ne vale assolutamente la pena.
A Giffoni si rispettano le regole e potrebbe essere questo un buon motivo per creare un cortocircuito tra il mondo reale e quello virtuale per far emergere i valori positivi che ogni ragazzo e ragazza ha ma che purtroppo sempre più spesso non domina e non governa.
Naturalmente l’invito è anche per il ragazzo di Mugnano che ha subito l’aggressione.
L’affetto di Giffoni non gli può mancare.
Claudio Gubitosi
Commenta