Così, mentre a Piazza Vescovado, il calare della sera, in questi giorni, è momento galeotto e propizio per il montaggio della “ ragnatela” di pali che faranno del sagrato del Duomo un Golgota doloroso ed elegante, sul quale saliranno appunto Gesù e i due ladroni, altrove i cortei del popolo e dei soldati, in rigoroso “outfit borghese” provano il percorso e, nello stesso istante, una maestranza volenterosa di cittadini, termina la costruzione delle ultime scene, calibrando angoli e scale, altezze e quantità.
Si parte, dunque, alle ore 20,00 da Piazza Fontana Moresca, inizio del percorso che coniugherà la fede all’arte, il recitato alla preghiera: dall’orto degli ulivi, ricostruito scenicamente con un prodigioso gemellaggio fra alberi naturali e non, alla Cappella di Sant’Agostino, due valve grigie e sacre che offriranno, come perla, grazie al gioco di luci e alla suggestione del momento, la scena del Sinedrio. Di lì, è tutta una climax ascendente di passi, con il percorso in salita, e di emozioni. Via San Giovanni del Toro diventa teatro, è proprio il caso di dirlo, delle prime stazioni, delle cadute di Gesù, del giudizio di Pilato, il cui tribunale di indifferenza è abilmente ricostruito sul Sagrato della Chiesa. Si confluisce, dunque, in Piazza Vescovado: qui è la fede la vera protagonista.
La commistione concitata di momenti, dalla derisione dei passanti nei confronti di Gesù, all’approssimarsi della morte, dalla preghiera al Padre, fino allo spirare di Gesù e allo scatenarsi del temporale, toccano i presenti in modo indelebile per poi acquietarsi nella preghiera e nel finale della Via Crucis di Ravello, un misto fra canti e pianto, davanti al sepolcro di Gesù, allestito nella Chiesa di Santa Maria a Gradillo.
Non ci sono soltanto numeri in questo evento che fa parte di Ravello quanto i suoi terrazzamenti sfida equilibrio sul mare, quanto le sue tradizioni, i piatti tipici, i cancelli delle sue Ville, un verso di Lawrence, il sorriso di Gore Vidal, un sussulto di Wagner e signora o un virtuosismo ottico di Escher.
Certo, alcuni numeri vanno necessariamente segnalati: 300 fra figuranti e comparse, 40 attori, per impersonare tutte le figure Evangeliche, da Gesù a Barabba, dalla Madonna alla Veronica, da Caifa a Pilato, da Nicodemo a Giuseppe d’Arimatea, dal Cireneo a Giovanni, da Pietro alla Maddalena. E ancora i numeri aiutano se si pensa alla quantità di cherosene impiegato, ai copioni, alle note di regia, agli arredi, ai calzari e ai cavalli. Ma c’è soprattutto un paese, che con la gente, le Associazioni, e grazie al Comune, si immedesima, coinvolge, incanta.
Nessuna pausa fra una scena e l’altra in questa rappresentazione mobile: le emozioni si incrociano ed accavallano, e nel crescendo, tra il buio e la preghiera, le fiaccole, i bambini, lo strisciare dei sandali, i piedi ed i costati nudi nonostante il freddo, il canto ipnotico dei Battenti, l’unico divieto è restare indifferenti.
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