Tracciabilità dei prodotti, ulteriori garanzie per consumatori e Made in Italy (di Tony Ardito)

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Il fine è quello di informare e proteggere dal falso Made in Italy, lo strumento adottato è la nuova etichetta di origine che, da mercoledì scorso,  è diventata obbligatoria anche sulle confezioni di latte e formaggi.

La tracciabilità del prodotto,  un iter cominciato con la etichetta di origine sulle confezioni di carne di pollo e bovine adesso approda ai prodotti lattiero-caseari.

Le aziende del settore hanno dunque l’obbligo di indicare l’origine del latte e di quello usato come ingrediente nei prodotti caseari, utilizzando la dicitura “paese di mungitura” e “paese di confezionamento e trasformazione”.

Se fossero gli stessi, basterà l’indicazione del paese di origine, così, davanti ad un etichetta con la dicitura “Origine Italia”, il consumatore avrà la certezza che sta portando a casa un prodotto 100% nostrano. Diversamente, avrà indicato se una o tutte le operazioni si sono svolte in un paese dell’Unione Europea o al di fuori di quei confini.

Grazie alle nuove regole, si potrà ricostruire la intera filiera di latte vaccino, ovino, caprino, bufalino, ma anche di burro yogurt, mozzarella, latticini e formaggi. Sono esclusi i prodotti Dop e Igp. Sono già in regola – dati di Coldiretti – due confezioni di latte sul tre. Quanto a yogurt e formaggi, i produttori avranno sei mesi per smaltire le scorte.

Per il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, il decreto che ha concluso l’iter è una svolta storica; una maggiore tutela delle nostre produzioni in un Paese, lo ricordiamo, che è il maggiore importatore di latte al mondo e dove quattro confezioni su tre contengono prodotto straniero.

Come sostiene il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, si risponde così alla esigenza di maggiore trasparenza invocata dagli italiani i quali, secondo la consultazione pubblica online promossa proprio dal dicastero retto da Martina, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.

Il consumatore, dunque, deve essere garantito ed informato il più possibile e con assoluta chiarezza, tanto più quando in ballo c’è il bene più prezioso, ovvero la sua salute.

 

editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista

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