Il Festival punta a sottolineare le caratteristiche del territorio, recuperando le radici più autentiche. Ma guarda anche agli intrecci culturali, significativamente ad Eboli, crocevia si uno scambio di culture prima con l’emigrazione da questa terra ed oggi con l’immigrazione nella Piana. Emigrazione ed immigrazione, viste come arricchimento e scambio culturale, saranno al centro del progetto, che si sviluppa nel cuore degli appuntamenti dedicati al santo patrono. «Abbiamo inteso, fin dall’inizio del governo della città, la festa patronale come occasione anche storica e legata alla tradizione, supportati dalle parrocchie di don Daniele Peron e don Michele Marra e dai comitati locali – ha spiegato il sindaco, Massimo Cariello -. In questa traccia si inserisce il progetto Ballo di San Vito – Festival del Mediterraneo, che recuperando le radici e sottolineando il valore del confronto tra culture, passate e moderne, ribadisce il ruolo culturale centrale di Eboli e della Piana del Sele. Abbiamo voluto un appuntamento che indicasse il ruolo del Sud nell’area del Mediterraneo ed Eugenio Bennato è il più impegnato rappresentante artistico-culturale di un meridionalismo nuovo». Nel nuovo progetto, Eboli non è un arrivo, ma un punto di partenza.
«Carlo Levi partì da Eboli per il suo viaggio nel profondo Sud – ha ricordato Eugenio Bennato -. Attraverso il Festival faremo una cosa analoga, perché si può partire da Eboli per arrivare ovunque. Vogliamo inserire il valore delle radici nella società che cambia, regalando alla contemporaneità il senso delle tradizioni, attraverso la musica che è contrapposizione a differenze e violenza. La mia adesione al progetto non è casuale, ma sono rimasto colpito dal coraggio culturale del sindaco di Eboli che anche così dimostra amore per la città e per la sua comunità».
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