La scorsa settimana a Napoli si è celebrata la quinta edizione, durante la quale sono stati tributati riconoscimenti a giocatori, dirigenti, arbitri, che si sono particolarmente distinti nel corso del campionato.
La manifestazione che, dal 2016 si è trasferita nel capoluogo di regione, ha il merito di convogliare in Campania alcuni tra i protagonisti indiscussi del rettangolo di gioco. Ciò che, però, di Football Leader ha richiamato e richiama il mio interesse è il suo taglio umano, un aspetto che nel corso del tempo, si è sempre più rafforzato e consolidato. Una grande attenzione è riservata ad iniziative sociali.
In questa edizione sono stati due i momenti dedicati alla solidarietà. Fabio Capello e Marco Tardelli hanno presentato, presso la casa circondariale di Poggioreale, un corso di formazione, accompagnato della Regione Campania, che consentirà ad alcuni detenuti di frequentare lezioni di tecnica, tattica, sport, psicologia, pedagogia, ed altro. Un vero e proprio corso per allenatori affidato ad insegnanti accreditati dell’AIAIC.
Fabio Quagliarella e mister Capello, poi, si sono “donati” ai bambini del Santobono Pausillipon. Una visita che ha generato gioia e suscitato emozione e non solo tra i piccoli tifosi costretti alle cure del nosocomio.
Gli organizzatori del premio, anche per meglio stigmatizzare la concezione solidaristica del progetto, nei giorni precedenti, con una cerimonia ad hoc avevano conferito un importante premio al fuoriclasse argentino, Javier Zanetti, proprio in virtù del suo singolare impegno e la sua autentica missione a sostegno dei bambini disagiati.
In uno sport che appare sempre meno gioco e sempre più business, nel quale gli sponsor la fanno da padrone, è necessario recuperare una dimensione pedagogica e ludica.
C’è un calcio milionario e patinato ed un altro forte della sua semplicità ed è quello che si gioca quotidianamente su migliaia e migliaia di campi e campetti distribuiti in tutto il modo, nei quali, grandi e piccoli si cimentano al nobile scopo di praticare sport o forse, più semplicemente, solo per divertirsi.
C’è un patrimonio di valori e passioni che accomuna milioni di persone e che va assolutamente rispettato e tutelato, oltre ogni venalità ed interesse, dentro e fuori dal terreno di gioco.
Lo sport, quello vero, con tanto altro, ci insegna proprio questo!
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista
Commenta