Di Marco Dell’Acqua
Non parla siciliano e non consce lupara e sangue,
il mafioso è lo gnorry, mi spiego meglio.
Il mafioso è l’essere vivente
Che finge di non vedere il bene…
Mafiosa è la maniera e il modo
per trasformare il male in bene personale
È mafioso l’espediente
per tutelare la forma a discapito della sostanza
È mafiosa l’indifferenza,
far finta di niente,
il farsi finta in tutto.
È mafia
il beneficio che si maschera di fortuna,
è non aver dato,
se non il minimo
e poi
essere dove non si è.
E’ mafioso anche,
il panico da consumo
e l’accavallarsi di desideri indecenti
per numero e stupidità,
è la scelta sempre corretta e onesta nella forma,
per bene nel vestito, difendibile in giudizio,
oggi,
questa è la stortura o
meglio: mafiosa bruttura,
Essere mafiosi
è lasciar morire il fiore e l’essenza.
Per far scorrere l’ acqua
è necessaria la collaborazione
anche solo per vedere di guardare
per sentire cosa è che va, che soffia, cosa porta
e poi dove
e magari perché:
la vita,
quella bella ché finisce.
Il mafioso non ha tempo per collaborare
Non conosce solidarietà
se non per mangiare e magagnare.
È fortemente intento,
Intriso a parer suo di un discutibile concetto di eterno
Nessun problema per lui il malcontento,
fosse anche la natura a lamentarsi, il vicino, il parente, l’amante.
Non c’è tempo per sentire, di guardare di vedere, non c’è botta;
ha fretta al matrimonio di testimoniare
di corrompere prima di pensare
È tardi quasi sempre per
il sogno, l’idea e l’idea di sognare.
Il mafioso ha delle regole per lui
altre se deve consiglio
Parla male e razzola
ingurgita e non stramazza,
ti vuole bene, come un figlio,
ti vuole bene,
ma non ha interesse per dove tu vuoi “apparare”.
Il mafioso è lo gnorry
Che non parla siciliano e non conosce lupara e sangue,
il mafioso contemporaneo
divento io
tutte le volte che resto guardingo
al balcone dello scempio
tutte le volte che non oso cambiare, modificare,
e non lo cerco il marchingegno che possa funzionare
per saltare,
per superare definitivamente questa infamia del negare:
il volo e l’incontro
E l’acqua che scorre
e lo scontro.
Puzza di mafia questa società nostra malata
Come la pacca sulla spalla prima della coltellata.
E non basta stendere fuori i panni
Coccolino è deconcentrato e l’omino bianco è incrociato
Ci vuol coraggio e il proprio sangue
prima che in cattedra
salga ancora quello
quello che non conosce ne lupara, non parla siciliano
E pensa al suo di sangue
alla sua ipotesi di rispetto
mentre il defunto ormai tace.
Zitti tutti è la condizione presente…
Ma oggi nell’aria
c’è un suono assordante e commuovente,
un strano silenzio stanco e arrabbiato
che non parla di pace
ma chiede al cielo
una altra emozione:
rifare tutto e presto,
si chiama Rivoluzione.
Fatima Mutarelli
Mail: valelapennasi@gmail.com
Fb: Fatima Mutarelli (ragazza alla finestra)
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