Attianese aveva raccontato la sua storia alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito appena tre mesi fa. E la Commissione aveva trasmesso gli atti sul caso al procuratore militare della Repubblica presso il Tribunale militare di Roma.
Arruolatosi negli Alpini paracadutisti, Attianese aveva partecipato a due missioni in Afghanistan: a Kabul per Isaf dal maggio al settembre 2002; a Khost per Enduring Freedom dal febbraio al maggio 2003. Al rientro, l’inizio di quello che definisce “un calvario psicofisico e burocratico”: gli vengono trovate tracce di sangue nell’urina; la diagnosi arriva con l’ecografia: carcinoma alla vescica.
Da allora il militare subisce ben 35 interventi chirurgici, con l’asportazione della vescica e un trattamento di chemioterapia sperimentale. “Non ho mai saputo – aveva detto alla Commissione parlamentare l’ex caporal maggiore – della pericolosità dell’uranio impoverito, mai saputo che in quelle zone c’era da difendersi anche da questo nemico invisibile.
Quando chiedevamo informazioni ai nostri superiori sui rischi, ci dicevano che erano sciocchezze inventate per andare contro il Governo ed i militari”. Dopo i primi interventi subiti, “senza nè una telefonata nè alcuna assistenza dalla mia caserma”, nel 2005 Attianese prova a chiedere almeno il rimborso delle spese sostenute ed alla risposta negativa si rivolge ad un avvocato.
A quel punto, raccontò – “sono stato convocato a rapporto da un capitano e da altri ufficiali ed ho subito minacce ed intimidazioni che ho registrato col telefonino: vi consegno il file per poterle valutare”.
Oltre al danno economico, aveva sottolineato, “quelle parole mi hanno provocato un malessere forse anche peggiore della malattia: mi hanno fatto sentire in colpa per essermi ammalato”.
“Nonostante la battaglia condotta nelle sedi legali coinvolgendo la pubblica opinione per chiedere i legittimi riconoscimenti e le indennità dallo Stato – affermano nel dare la notizia del decesso le associazioni Assoranger e Assomilitari da lui presiedute e fondate da commilitoni che avevano abbracciato la sua causa – Antonio non ha ancora ricevuto le risposte dovute.
Al momento del decesso è ancora abbandonato dallo Stato e dalle Istituzioni, dalle quali ha ricevuto dodici anni di inspiegabili omissioni e assordanti silenzi”. “I colleghi – conclude una nota delle associazioni – annunciano che ‘il caso Attianese’ non si chiude con il decesso del collega, ma che la battaglia, che è anzitutto di civiltà e umanità, continuerà nutrita dalla partecipazione dei moltissimi militari che, in tutta Italia, hanno risposto all’appello”.
Oggi i funerali nel suo paese. (Fonte ANSA)
Non vicinanza e sostegno, ma “minacce ed intimidazioni” dai superiori. Il caporal maggiore Antonio Attianese, 38enne originario della provincia di Salerno, ammalatosi di tumore 13 anni fa dopo due missioni in Afghanistan e morto oggi nella sua casa di Sant’ Egidio del Monte Albino,
ANSA).
Stato nemico che prima di aiutarti ti ha già condannato e venduto………Ciao Antonio so che sarai sempre vicino alle persone a te care.Che tu possa riposare in pace.Ciao.
Stato ITALIA =MERDA
Uno stato serio non solo risarcirebbe il militare ma arresterebbe e radierebbe quel CAPITANO E QUEGLI UFFICIALI facilmente individuabili.ARRESTATELIIIIII.