Se come vuole il detto “Parigi val bene una messa”, la Francia ci dà dentro con il vigore politico dei tempi migliori, a riprova che Macron sarà giovane ma impreparato non lo è affatto. La prassi diplomatica vuole che il paese ospitante un’organizzazione internazionale non corra per il posto apicale.
La Francia non segue la prassi ed oppone la propria candidata all’esponente del Qatar. L’Emirato però non se la passa bene di questi tempi essendo oggetto di sanzioni da parte dei vicini del Golfo ed in particolare dell’Arabia Saudita.
La francese Audrey Azoulay passa di stretta misura, sarà lei a prendere il testimone dalla bulgara Irina Bokova, la Direttrice Generale uscente. Non si può dire che l’UNESCO sia sessista vedendo una successione fra donne. Audrey Azoulay sintetizza nella propria storia l’eclettismo culturale e religioso.
La famiglia è di origine marocchina. Il padre André Azoulay, l’ho conosciuto quando era consigliere del Re del Marocco e Presidente della Fondazione euro-mediterranea Anna Lindh per il dialogo fra culture.
André Azoulay, come la figlia Audrey, è un ebreo sefardita (e cioè originario del Maghreb) che è rimasto in un paese arabo anche dopo la Guerra dei sei giorni fra Israele ed i paesi arabi (1967), quando gli ebrei furono indotti ad andarsene per evitare discriminazioni peggiori.
Una prova appunto di moderatismo e di apertura da parte del Sovrano, che consentì a Rabat di intrattenere un dialogo con le componenti religiose diverse dall’Islàm e coltivare un rapporto amichevole con Israele.
Audrey Azoulay ascende alla carica UNESCO dopo un passaggio da Ministra della Cultura durante la Presidenza Hollande. La sua elezione coincide con la decisione del Presidente Trump di trasformare lo status degli Stati Uniti, in seno all’UNESCO, da membro pieno a osservatore.
Il che comporta per la delegazione americana meno poteri e meno oneri specie finanziari. Il Primo Ministro d’Israele annuncia che il suo paese farà presto altrettanto. In questo modo l’UNESCO perderebbe due membri di primo piano, significativi sul piano delle finanze e della diversità culturale. Diverrebbe più povera sotto vari profili.
Per la sua formazione Audrey Azoulay dovrebbe ricucire la situazione. Da ebrea laica sarà un’interlocutrice ben accetta alla delegazione israeliana, che certo non potrà accusarla di compiacenza nei confronti delle delegazioni arabe.
Da europea dovrebbe essere ben accetta agli americani, coi quali evidentemente condivide i principi occidentali. Se riuscirà nell’opera di fare rientrare la decisione di Trump e di ritardare sine die quella di Netanyahu, Azoulay darà ragione ai suoi sostenitori, fra cui la delegazione italiana.
Il programma che annuncia è chiaro: depoliticizzare l’UNESCO, rendere meno agguerrite le delegazioni arabe che ne hanno fatto la platea delle loro rimostranze contro Israele, restituire all’Agenzia la sacralità culturale che è nel suo statuto. L’assunto è che la cultura non conosce limiti che non siano quelli della lotta al sovversivismo e all’intolleranza. Le auguriamo buon lavoro.
di Cosimo Risi
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