Poi una precisazione: scelta prettamente personale; svincolata dal futuro nell’U.S. Avellino di suo padre Walter: “Non posso scegliere io per mio padre. Dirgli cosa fare o non fare. La scelta è legata ai risultati che non stanno venendo, nella speranza di dare una scossa alla squadra, al mister e all’ambiente per tornare remare tutti nella stessa direzione e verso un unico obiettivo: il bene dell’Avellino”
Nessuna possibilità di un ritorno: “Non ci sarà un passo indietro. È vero, mi dimisi già nel 2013 con una scelta di impeto e rabbia, stavolta la scelta è estremamente ponderata.”
Sull’ambiente spaccato e logoro dopo il derby con la Salernitana: “Le critiche non mi fanno né caldo né freddo, sono abituato. Quando vinci sei bravo, quando perdi ti criticano. Detto ciò, brutto dirlo perché è passato più di un mese, ma la sconfitta nel derby ha cambiato le sorti del nostro campionato, soprattutto per come è arrivata. Speriamo di risollevarci il prima possibile.”
Si susseguono le voci di possibili acquirenti per l’U.S. Avellino: “Non è una cosa di cui mi sono occupato e mi occuperò, il futuro della società. Qualsiasi decisione la prenderà mio padre: continuare, cedere a Gubitosa o chicchessia, sarà una sua scelta.”
Nella mente impressi ricordi indelebili: “Quelli più belli sono la promozione in Serie B e la vittoria della Supercoppa, ma, soprattutto, la semifinale play off col Bologna. Vedere lo stadio Dall’Ara in piedi ad applaudirci è stato emozionante. Quel pomeriggio del 2 giugno, per la prima volta, ho pianto per il calcio.”
Dall’orgoglio al fiato sospeso. In arrivo i deferimenti per il caso Catanzaro: “È una vicenda totalmente opposta rispetto a quella precedente che abbiamo superato. Ho visto gli atti: non c’è davvero nulla. Massima serenità.”
Parole di grande affetto per il direttore sportivo Enzo De Vito: “È un grandissimo professionista, lo ha dimostrato in tutti questi anni. Per me è più un amico che il direttore sportivo, anche se magari, ora, gli chiederò qualche biglietto.”
Fiducia intatta in Novellino: “Non so spiegarmi quello che sia accaduto. Mai avuto dubbi, però, sulla riconferma e sul sostegno a Novellino. Lo posso dire ad alta voce.”
Infine un auspicio: “Messaggi non mi va di lanciarne, penso che il tifoso segue non il presidente, non i giocatori, ma sempre e solo la maglia. Credo che questa città deve ricordarlo e tornare a tifare l’Avellino. Non mi riferisco, ovviamente, ai ragazzi della Curva Sud, ma a tutte le persone che sfogano la loro rabbia e frustrazione sui social. Forza Avellino. Sempre.”
UN INCUBO CHE VI PORTERÀ ALLA FOLLIA MINALA AL 96°.
Vedo che scrivono che ……per noi è stato come vincere la Champions …..la verità e che lo seconda volta che vi sfondiamo in casa, è il trauma è stato pesantissimo.
Si sono talmente autoconvinti di essere superiori nel calcio(CON NOI NEGLI SCONTRI DIRETTI SONO NETTAMENTE SOTTO) che non riescono a digerire il MINALONE!
Vi consiglio, onde evitare malattie epatiche, di raccontare ai vostri figli le gesta di Breda e Minala, i vostri 10 anni di A, sono la preistoria dovuta ad un signore di nome Ciriaco De Mita, la realtà un paese anonimo che nella presunzione/illusione vive il suo incubo sportivo.
Cari Avellinesi portate i vostri figli a Salerno anche in inverno, e nell’immenso del mare capiranno che era una semplice partita di calcio.