Di contro la Salernitana ha ripreso ossigeno grazie ai tre punti di Ascoli, ha potuto diluire la tensione e parte con il vantaggio di aver espugnato il Partenio. A favore c’è anche la tradizione perché nei derby la Salernitana di Lotito e Mezzaroma, negli ultimi 7 anni, all’Arechi, hanno sempre fatto un sol boccone degli avversari: 13 vittorie e 4 pareggi dalla D alla B.
Arechi che quest’anno è diventato un tabù. appena tre le vittorie granata nell’impianto di Via Allende: due sotto la gestione Bollini una con Colantuono in panchina. Una vittoria è fondamentale per allungare sulla zona play out e riaccendere la passione. Vincere è l’imperativo, ora come non mai, perché solo vincendo si riaprirebbe un contatto con la tifoseria sempre vicina alla squadra ma delusa dalla stagione e dagli atteggiamenti societari. Anche ieri il cambio di programma allenamento a porte aperto prima poi chiuso.
Ennesimo colpo al cuore ad una tifoseria continuamente mortificata con la Salernitana che sembra da anni un avamposto militare in territorio nemico. Non è così. La Salernitana è dei salernitani e sarebbe opportuno aprire le porte agli allenamenti per avvicinare la gente alla squadra di calcio cittadina. Almeno una volta a settimana senza se e senza ma. Tornando alla partita di domenica una vittoria nel derby diventerebbe robusta iniezione di ricostituente per la classifica, per il morale dell’intero ambiente, per l’umore di un gruppo ormai scompigliato dal vento di polemiche e avvelenato dalle polemiche. 3 punti e via verso una serie di trasferte durissime. Il campionato entra nella fase cruciale e il match con l’Avellino fa da prologo. Chi ben comincia…
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