“Ci riempie di orgoglio questa candidatura – ha detto il vice ministro alle Politiche Agricole da oggi con le deleghe del settore, Andrea Olivero – in quanto è l’unica per quest’anno del settore agricolo e valorizza una pratica che rinnova il profondo legame tra uomo, prodotto e paesaggio”. Soddisfatto della candidatura il primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ricorda il ruolo di capofila dell’Italia nella difesa di una ricchezza fondata su tradizioni, cultura, sapori e conoscenze, dopo i riconoscimenti della Dieta Mediterranea, dell’arte dei pizzaiuoli napoletani e la candidatura delle Colline del Prosecco.
La Transumanza, pratica di migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori in differenti zone climatiche lungo le vie semi-naturali dei tratturi, in Italia viene praticata ancora nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno; e quindi da Amatrice, dove si svolgeva la grande festa dei pastori transumanti e Ceccano nel Lazio, da Aversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia. Al Sud le greggi si spostano in orizzontale. Ma pastori transumanti sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia e nella Val Senales in Alto Adige dove lo spostamento avviene in verticale, col cambio di quota dell’alpeggio, a differenza di quanto avviene in genere nel Mezzogiorno.
La Coldiretti definisce la candidatura “un passo importante che va accompagnato da un impegno concreto per salvare i pastori in Italia, un Paese dove ci sono 60 mila allevamenti spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni pecore”. Soddisfazione è stata espressa anche dal Centro di ricerca Biocult dell’Università del Molise che ha appena presentato una pubblicazione sulle potenzialità socioculturali ed economiche della transumanza nell’Appennino, parlando di “valorizzazione e rivitalizzazione degli spazi dedicati, così come delle pratiche e dei prodotti che ne derivano”.
L’iconografia classica della transumanza rimanda generalmente all’Abruzzo, regione di tratturi ed alle immagini immortalate da Gabriele D’Annunzio nei suoi versi. Sul piano economico, però, nel presente i numeri dicono che il 40% del patrimonio ovino italiano è rappresentato dalla Sardegna, con circa 12 mila piccole aziende che danno lavoro a circa 25 mila persone e un comparto che vanta 3 formaggi Dop, e l’Igp dell’agnello.
“Questa candidatura è un passo importante che va nella direzione del riconoscimento di un patrimonio culturale, sociale e ambientale – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu -. Un patrimonio internazionale che vede tra i protagonisti proprio la Sardegna dove si alleva circa il 40% delle 7,2 milioni di pecore italiane”. Un settore quello della pastorizia che gode già del riconoscimento per il Pastoralismo, nato su iniziativa della Provincia di Nuoro. Non solo.
La Sardegna è anche la prima regione del Mediterraneo in cui si pratica l’allevamento degli animali al pascolo (il 70% della superficie isolana). Le pecore si nutrono per l’80% dalle essenze foraggere spontanee o coltivate e questo rende inscindibile il legame dell’elevata qualità dei prodotti caseari e delle carni dalle forme paesaggistiche in cui sono ottenuti. “La transumanza è storia, tradizione, cultura, ambiente – rimarca il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba -, per questo sosteniamo con convinzione questa candidatura e rivolgiamo un appello anche ai cittadini affinché sostengano il comparto non solo pastorale ma agricolo con l’acquisto di prodotti locali”.
Il progetto di candidatura della Transumanza è iniziato nel 2015 per iniziativa di un gruppo di azione locale del Molise che ha riunito tutti i pastori transumanti locali, cui si sono aggiunti colleghi campani, laziali, pugliesi e abruzzesi. Nel 2017 il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha iscritto nel Registro nazionale della pratiche agricole storiche e delle conoscenze tradizionali la pratica della Transumanza e dopo l’avvio della pratica si sono aggiunte all’iniziativa l’Austria e quindi la Grecia.
La Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco conta ad oggi 399 elementi culturali in 112 Paesi. L’Italia è presente con 8 elementi: il Canto a tenore sardo (2008), l’Opera dei Pupi siciliani (2008), il Saper fare liutaio di Cremona (2012), la Dieta mediterranea (2010 con Grecia, Marocco e Spagna, nel 2013 “allargata” a Cipro, Croazia e Portogallo), le Feste delle Grandi Macchine a Spalla (2013), la Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello nell’Isola di Pantelleria (2014), la Falconeria (2016, con Arabia Saudita, Austria, Belgio, Emirati Arabi uniti, Francia, Germania, Kazakistan, Marocco, Mongolia, Pakistan, Portogallo, Qatar, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Spagna e Siria e Ungheria), l’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani (2017).
Commenta