Ieri i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna inflitta in secondo grado a carico dell’agente, difeso da Michele Sarno, in servizio a Salerno, a tre anni e 8 mesi.
A far scattare l’indagine furono gli stessi detenuti che segnalarono gli ammanchi e presentarono denuncia. Due erano gli episodi contestati alla guardia di cui uno ai danni di un imprenditore cilentano finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta ‘Due Torri.
L’imprenditore denunciò di essere entrato nella casa circondariale con mille euro, ma di essersene poi ritrovati a suo nome soltanto cento. La scoperta avvenne per caso quando l’imprenditore formalizzò una richiesta per l’acquisto in carcere di beni per un valore di 130 euro.
Dagli uffici penitenziari gli fecero sapere che in cassa non c’era per lui la capienza necessaria. Altri detenuti lamentarono in seguito la scomparsa di soldi e oggetti d’oro.
Alla guardia è stato contestato dagli inquirenti un altro episodio in cui a sparire sarebbero state poche centinaia di euro appartenenti a due romeni, arrestati con l’accusa di aver commesso una rapina.
Si dice poliziotto penitenziario, non guardia carceraria!