Nella lettera a Il Mattino il papà di Nico lancia un appello a tutti, genitori e figli adffinchè la morte del ragazzo non sia vana: «Maledetto e spaventoso alcol! Ma perché tutto questo…?
Nico ha voluto inconsapevolmente, casualmente ma purtroppo tragicamente,manifestare che si è arrivati a un punto di non ritorno. E adesso sto a piangerlo con un dolore che
mi fa morire giorno dopo giorno, ma che mi fa rabbia e costringe
ad urlare che non può e non deve succedere. Abbracciate i vostri figli, coccolateli,
fate loro leggere queste parole, la vita è preziosissima, non può essere ceduta in cambio
di uno sballo.
Il ritorno a casa dopo il divertimento deve essere qualcosa di normale e
scontato. Non si può pregare e sperare ogni volta nel miracolo ordinario di rivedere il proprio figlio riposare,al sicuro,nel proprio letto. A me non è più consentito…
Ciao Nico. Papà ti ama”
La morte di una giovane vita è un fatto traumatico e drammatico. I padri non dovrebbero mai sotterrare i figli. Mai. Ma dobbiamo anche chiederci come siamo arrivati a questo dramma quasi quotidiano figlio di droga ed alcol. La mia generazione è quella che dai genitori riceveva più non che si. E i no erano no, senza se e senza ma. Vivevamo in una società in cui gli adulti erano come canta Venditti in “Giulio Cesare”: E mio padre una montagna troppo alta da scalare. Oggi forse i genitori sono diventati delle pianure e ovviamente i figli non hanno difficoltà ad attraversarle. Confesso che forse lo avremmo fatto anche noi se avessimo potuto, ma i nostri padri erano montagne troppo alte da sacalare.