Se fosse vero sarebbe una previsione a cui dedicare molta attenzione, dato che questi episodi estremi si verificano molto raramente. Domenica arriverà maltempo, soprattutto in alcune zone del Nord, ci potranno essere dei temporali anche localmente forti ma nessun temibile ciclone islandese si sposterà di migliaia di chilometri per investire il nostro Paese.
L’esagerazione di queste sparate sta mettendo in difficoltà chi, come noi, tratta la meteorologia con serietà, nel rispetto dei lettori.
In mano a questi siti di meteo-indovini le previsioni meteo si stanno trasformando in una barzelletta poco divertente dove la pioggia si trasforma in rischio alluvioni, il vento si trasforma in tornado disastrosi, i nubifragi si trasformano in violente bombe d’acqua e le perturbazioni diventano cicloni e uragani dai nomi più fantasiosi.
Un’enfatizzazione studiata a tavolino per allarmare i lettori, attirare la loro attenzione al solo scopo di ottenere click e guadagni facili.
I meteorologi sanno distinguere l’intensità e l’eccezionalità dei fenomeni previsti, ma soprattutto sanno comunicare correttamente la loro entità. Per chi meteorologo non è, invece, una perturbazione atlantica può trasformarsi addirittura in un pericoloso ciclone islandese, utile da vendere per aumentare i propri ricavi.
Il peggioramento che interesserà l’Italia a partire da domenica sarà intenso in alcune zone ma non sarà nulla di eccezionale o storico e ce lo ha spiegato il nostro meteorologo Rino Cutuli.
“La circolazione media annuale dell’atmosfera prevede la presenza di una struttura di bassa pressione collocata, in modo frequente, nei pressi dell’Atlantico centro-settentrionale e con perno intorno all’Islanda cioè all’altezza dei 60 ° latitudine nord. Periodicamente questa bassa pressione oscilla, abbassandosi o alzandosi di latitudine, alimentando le perturbazioni ad essa collegate e dirette, per lo più, verso il continente europeo e quindi anche verso l’Italia. Difatti tra i meteorologi è di uso comune dire che “la depressione d’Islanda è la fucina delle perturbazioni atlantiche”.”
“E’ capitato in passato – continua – che questa grande depressione entrasse nel continente europeo o che da essa traessero origine depressioni secondarie, capaci di innescare venti a oltre 100 Km/h ma, ad oggi, non è questo il caso perché i modelli fisico-matematici ancora non prevedono un evento così estremo.
Se nei prossimi giorni si dovesse prospettare un evento simile sarà nostra cura avvisare tutti i nostri utenti ma solo quando avremo una discreta affidabilità nelle nostre previsioni senza lanciare inutili allarmismi o meteo-bufale.”
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