Da allora ha realizzato, in 40 anni di carriera, una sessantina di film, dalla scoperta di Diego Abatantuono nel 1982 (‘Eccezzziunale… veramente’ e ‘Viuuulentemente mia, entrambi del 1982’), a quel ‘Sapore di mare’ uscito in sala l’anno dopo che è sempre stato il suo film più amato.
Il 1983 è anche l’anno di ‘Vacanze di Natale’, considerato il padre di tutti i cinepanettoni. Autori di commedie popolari, ma mai davvero volgari, Carlo ed Enrico hanno sempre avuto, specie nell’Italia post-sessantottina ancora ammantata da ideologie, un conto aperto con la critica.
Alla commedia, che è stata il marchio di fabbrica della ditta Vanzina, Carlo ha alternato thriller come Mystere e Sotto il vestito niente o, più recentemente, Squillo e Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata; film che tentavano di accarezzare gli stilemi del cinema civile come Tre colonne in cronaca o che raccontavano le derive e gli intrighi del potere finanziario come Miliardi.
Ma solo sempre le commedie le più popolari: Vacanze in America, Yuppies,Montecarlo Gran Casinò, I mitici, Febbre da cavallo – La mandrakata,Un’estate ai Caraibi, fino agli ultimi Non si ruba a casa dei ladri e Caccia al tesoro.
Guardati con malcelato disprezzo dalla maggior parte della critica, o comunque generalmente sottostimati, i film di Carlo Vanzina avevano sempre dalla loro quella voglia discreta di voler essere semplicemente loro stessi: prodotti d’intrattenimento che, in maniera solo apparentemente casuale, ci raccontavano un po’ (tanto) di quello che eravamo stati e che siamo ancora, della nostra società, delle classi sociali, delle trasformazioni dell’una e delle altre, e che hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario.
Era il carattere di Carlo Vanzina, uomo discreto che non amava le luci dei riflettori né ostentare la sua cultura e le sue conoscenze, perché non voleva piazzarsi su un pulpito o insegnare nulla, ma solo raccontare storie che ci riguardavano tutti, e che ci entravano dentro.
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