Con queste parole è intervenuto al convegno organizzato da La Nostra Libertà, rispondendo alle domande del moderatore Mario Cirillo, il sindaco di Eboli Massimo Cariello, il quale ha rimarcato l’esperienza in consiglio provinciale proprio con Cammarota nella quale nel 2012 con il PTPC si propose la delocalizzazione perchè “l’inadeguatezza del porto commerciale di Salerno è sotto gli occhi di tutti”.
Per Roberto Scermino, nome storico dell’imprenditoria salernitana del mattone, “il progetto è valido e possibile, e comporterebbe un volano per le imprese salernitane oltre ai posti di lavoro che evidentemente produrrebbe a beneficio di tutta l’economia salernitana”
Viva soddisfazione è stata espressa dall’avv. Antonio Cammarota, il quale ha rimarcato come il progetto trova sempre più ampi consensi ed è ben realizzabile con i fondi europei, con i progetti di finanza e affidamenti a capitale privato per la gestione dei servizi della retroportualità, e ribadisce l’allocazione anacronistica del porto con una immagine: “ una volta c’era una rotaia sul lungomare che collegava il porto alla zona industriale trasportando le merci e tagliando Piazza della Concordia. Quella rotaia, ormai da anni, non c’è più”.
Ma che senso ha costruire un altro porto quando a meno di 30 ce wuello di salerno per fare solo e sempre gli interessi di sslerno vi ricordo che questa storia è vecchia già qualche anno fa il sig deluca ci voleva tentare e un ex europarlamentare lo stoppo’ ora ci vogliono ritentare speriamo che non ci cascano e si facessero gli interessi dei nostri luoghi e non dimenticatevi che hanno sempre detto che a sud di salerno ci sono i cafoni fate gli interessi dei nostri interessi
I soldi? chi sarebbe il benefattore?
Immagino i finanziatori privati già in fila… oppure l’idea è di mettere le mani in tasca ai contribuenti tanto per cambiare?
Appare veramente singolare che si continui a sostenere con entusiastica convinzione questa idea di spostamento del porto commerciale verso la piana del Sele quasi a voler significare che si tratti di una operazione di tipo terrestre, mentre essa coinvolge in maniera pesante e determinante anche un vasto tratto di litorale marittimo e dell’antistante area a mare.
Se allora si sottolinea spesso e volentieri che il porto, nell’attuale ubicazione, è fonte di danni incalcolabili all’ambiente e di inquinamenti indotti dal traffico veicolare pesante che opera a suo servizio, si può immaginare che tale abnorme situazione venga spostata e … regalata ai territori di ipotizzata nuova ubicazione del porto, proprio a ridosso dell’altra rinomata costiera (quella cilentana) che incornicia verso sud la città capoluogo?
Penso che il sindaco di Eboli e i suoi colleghi del circondario, se della medesima opinione, dovrebbero meditare su tale eventualità.
I consensi che il progetto di delocalizzazione starebbe raccogliendo derivano dalla reale conoscenza delle problematiche in gioco, non ultime quelle attinenti alla reperibilità dei fondi, per i quali mi sembra un poco troppo semplicistico contare su quelli disponibili in campo europeo?
È risaputo infatti che l’Europa non è prodiga, ma finanzia solo progetti ben articolati che coprano tutti i dettagli tecnici, economici, ambientali e di ricadute sul territorio.
Darei anche io il mio ampio consenso se fossi messo a conoscenza di questi elementi progettuali, dai quali poter dedurre la vera bontà e convenienza di questa impresa. Finora non mi risulta che ne sia stata fatta alcuna divulgazione.
MI SEMBRA IL GIOCO DELLE PARTI. TUTTI VOGLIONO SVILUPPO, TUTTI VOGLIONO PROGRESSO, TUTTI VOGLIONO UN LAVORO , MA NESSUNO VUOLE FARE NULLA.
L’IDEA DI DELOCALIZZARE IL PORTO E’ UNA BUONA IDEA. SE FOSSE FATTO A REGOLA D’ARTE CON UN PROGETTO DI PORTO INTERPORTO SAREBBE UN OCCASIONE DI SVILUPPO UNICO PER LA ZONA, CONSIDERATO ANCHE LA VICINANZA DELL’AEROPORTO CIVILE.
MA COME CAPITA IN ITALIA TUTTI VOGLIONO TUTTO , POI QUANDO QUALCUNO FINALMENTE DECIDE ECCO GLI OSTACOLI.
COMPRIAMO GAS DAGLI ALTRI PAESI , PAGHIAMO CARE LE BOLLETTE, CI LAMENTIAMO, PERO’ SCIOPERIAMO PER SPOSTARE 100 OLIVI.