Siamo sul Ponte di Sacco, a 130 metri di altezza, sull’orrida del Sammaro, sul cui greto, laggiù, tra i rovi e la vegetazione della macchia mediterranea, scorre spumeggiante e imperioso l’omonimo torrente che, traendo origine dalle sorgenti ipogee e dalle grotte preistoriche di Sacco, va ad ingrossare, con molti altri rivi e ruscelli, le acque del fiume Calore.
Tra i ponti a singola arcata più alti d’Europa, quello di Sacco è un’opera di grande arditezza e di alta ingegneria per la cui realizzazione, costata, negli anni ’60 del secolo scorso, ben 400 milioni di lire, occorsero circa 30anni di lavori, tra tempi di progettazione, stasi infrabellica e realizzazione effettiva dell’opera.
Il ponte dal 2010 dovrebbe essere completamente chiuso da quando ci fu una frana sul versante di Roscigno che consigliò alla Provincia di imporre il divieto di transito. Nonostante il divieto, si legge su La Città oggi in edicola, su quel ponte ci passano un po’ tutti, tranne i bus di linea che, per evitare problemi, usano un percorso alternativo per collegare Sacco e Roscigno tra loro e al resto del mondo. Un percorso lungo e tortuoso che i residenti bypassano, utilizzando comunque il ponte rischiando e non poco anche alla luce di quanto accaduto a Genova.
Il ponte è un’impresa titanica dal punto di vista ingegneristico, per la difficoltà dei lavori e per i notevoli imprevisti di natura idrogeologica incontrati in fase di scavo delle fondamenta e del consolidamento delle faglie e delle numerose fratture calcaree dei costoni rocciosi.
Inaugurato il 6 luglio 1969, ancor oggi stupisce il visitatore che rimane affascinato e stupefatto alla vista di un’opera maestosa e, sotto molti aspetti, tuttora insuperata.
Il progetto prevedeva in sintesi un ponte composto da un’unica campata di 111 metri poggiante su tre costole in cemento. L’accesso alla struttura previsto attraverso due viadotti introducenti ad una carreggiata di 6 metri di lunghezza corredata di marciapiedi.
Niente paura. Se dovesse cadere e qualche incauto automobilista morire, Luigino Di Maio saprebbe benissimo a quale governo precedente dare la colpa!
Beh che ci volete fare, nel Cilento come in tutto il sud Italia é impossibile costruire nuove grandi opere perché non voglio il cemento, non vogliono industrie che possa dare lavoro ai giovani locali piuttosto che fare i contadini usando fertilizzanti altamente inquinanti (quelli fanno bene), non vogliono i gasdotti, non voglio la fibra, allora piangete da soli
Se nn cadeva il ponte a Genova tante stronxate nn le leggevamo
Finalmente un articolo scritto con le mani e non con i piedi.
Perdonatemi, ma se dev’essere chiuso ‘sto ponte come è possibile che ci sia qualcuno che riesce a transitarci? Evidentemente, volutamente, non c’è adeguato controllo e non si sono voluti adottare adeguati sistemi di interdizione al transito. Mah…siamo un paese assurdo