Sono passati 70 anni dall’ ultima eruzione del Vesuvio. Dal 1944, il vulcano è in fase di quiescenza. Tale periodo di riposo appare atipico per cui la ripresa dell’attività eruttiva pare fortemente in ritardo. Per questo, si ritiene che il Vesuvio sia uscito dal tipo di attività fino ad oggi studiato. Per qualche motivo ancora ignoto, il condotto (praticamente sempre aperto dal 1631) dev’ essersi ostruito in profondità, o devono essersi svuotate le “sacche” di magma che alimentavano l’attività ciclica, per cui il vulcano è tornato all’apparenza inerte, come doveva essere prima del 1631.
Nel 1987, l’AGIP effettuò una trivellazione su un fianco del Vesuvio per cercare di convertirne il calore interno in energia elettrica. Nel 2001, invece, una ricerca condotta dalle Università di Napoli e di Nizza, e i cui risultati sono stati pubblicati su Science , ha permesso di accertare che a una profondità di circa otto chilometri sotto la superficie è presente un accumulo di magma che si estende per circa quattrocento chilometri quadrati, dal centro del golfo di Napoli fino quasi ai contrafforti preappenninici. Per via di ciò, è lecito aspettarsi i segnali di una ripresa dell’attività in qualunque momento: quindi, il Vesuvio è strettamente monitorato.
“A differenza degli studiosi ed esperti dell’ osservatorio vesuviano ,ad esclusione del Professor Mastrolorenzo, gli americani – racconta il membro dell’ esecutivo nazionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli già assessore provinciale alla Protezione Civile – continuano ad essere molto preoccupati dal Vesuvio e dalla sua eruzione. Dopo gli allarmi lanciati dagli studiosi statunitensi e dagli esperti giapponesi negli Usa adesso spopola una video-simulazione del disastro, che è cliccatissimo sul web. Il filmato è un servizio del programma televisivo “Gaia” che andava in onda fino a qualche anno fa sulla reti della Rai che è stato semplicemente sottotitolato per rendere più comprensibile la ricostruzione del pericolo e della potenza distruttiva del Vulcano napoletano. La tranquillità degli esperti italiani ci lascia senza parole come il piano di emergenza presentato recentemente dalla Protezione Civile Nazionale che individua solo le regioni dove dovrebbero andare eventualmente gli sfollati e allarga la zona rossa. Di prove di evacuazione, segnaletiche speciali sul territorio ed interventi strategici sulle vie di fuga per ora non c’ è nemmeno l’ ombra. E’ probabile che alla fine i vesuviani fuggiranno a piedi e alla meglio come fecero i loro antenati migliaia di anni fa”.
IL VIDEO CHE SPOPOLA IN AMERICA
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