La BCE, lo spread, l’arte della dialettica (di Cosimo Risi)

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Al liceo ti insegnano che il principio d’autorità è un argomentare da sofisti. Per vincere  la partita dialettica basta che  citi il tal Autore (con la “a” maiuscola) e gli fai dire le cose che vorresti dire, ovviamente meglio di come le diresti.

Il principio d’autorità ostacola  il libero scorrere delle opinioni in quanto affida ad un terzo, verosimilmente defunto, la parola finale. Il principio d’autorità confuta l’altro principio, quello dell’uno vale uno. L’uno vale uno sta a significare che siamo eguali davanti alla legge, davanti alle urne, davanti alle scienze. Tutte le nostre opinioni in qualsivoglia materia si equivalgono.

L’applicazione alle scienze dell’uno vale uno conosce esempi contraddittori. Qualcuno ci ha provato ad applicarlo a bordo di un aereo ed ha dato vita alla saga cinematografica dell’aereo più pazzo del mondo. Ma era un regista comico.

Sfido qualsiasi normale passeggero d’un normale volo di linea a votare fra gli stessi passeggeri il più idoneo a pilotare il velivolo. Siamo così preoccupati dalla prima turbolenza che ci rassicura il fatto di sapere che alla cloche siede un pilota navigato con migliaia di ore di volo nel curriculum, vista e udito perfetti,  alieno da droghe e alcol.

Qualcuno ha provato ad applicare il principio uno vale uno in sala operatoria, per scegliere fra gli astanti il più idoneo ad operare il paziente. Il quale paziente, alla sola allusione che il chirurgo di fiducia fosse rimpiazzato da altri, ha cominciato a dare in escandescenze che neppure l’anestesia l’ha calmato.

Da questi banali esempi di vita vissuta – ciascuno di noi ha volato o frequentato l’ospedale – si capisce che il principio uno vale uno conosce delle remore. Le remore sono di natura sostanziale: per certi compiti di alta specializzazione, la presenza dello specialista è infungibile, pena il rovinoso fallimento dell’attività in questione.

Qualcuno ora pretende di interloquire in materia di spread e tassi, avendo  interrotto anticipatamente il percorso accademico per dedicarsi alla res publica in quanto eletto dal popolo. L’elezione popolare conferisce il mandato parlamentare ed il mandato a disquisire. Si può comodamente confondere la penale con il risarcimento danni nel caso del gasdotto.

Si può interloquire di politica monetaria. L’argomento principe a base di questo atteggiamento è che il popolo è sovrano come da costituzione: forte del mandato, l’eletto dal popolo ha titolo ad esprimersi sull’intero scibile umano. La democrazia elettiva è tutta o nulla: al pari dello spirito santo alberga in ogni luogo.

Il Presidente della BCE è l’italiano più autorevole al mondo, resterà in carica ancora un anno, alla scadenza sarà probabilmente  sostituito da un arcigno banchiere del Nord Europa. Il Presidente della BCE ha avuto come maestri Federico Caffè e Franco Modigliani, quest’ultimo insignito del Nobel per l’economia.

Avemmo modo di conoscere Mario Draghi quando guidava la Direzione Generale del Tesoro in seno all’allora Ministero del Tesoro, oggi Ministero Economia e Finanze. Dopo vari passaggi in vari incarichi internazionali egli approdò alla Banca d’Italia da Governatore, allievo e tardo successore  di Carlo Azeglio Ciampi, noto anche per avere presieduto la Repubblica italiana.

Mario Draghi ha pronunciato da Francoforte critiche alla conduzione della politica italiana di bilancio: a suo parere, questa aggrava lo spread e mette a rischio la zona euro. Dall’ultimo Governo Berlusconi in poi il pubblico si è abituato alla parola spread che considera una sorta di spauracchio.

Una volta i genitori, per indurre i figli alla buona educazione, evocavano l’arrivo “d’u mammone”. I genitori di oggi, per staccare il figlio dal videogioco, evocano il rialzo dello spread: se non la finisci col PC, lo spread (sottinteso: la Germania) ti fa il servizio. Il  richiamo alla Germania rievoca timori ancora  vivi ed il figlio rinuncia all’ultima partita.

Il nostro governante sta dando lezioni di spread e in generale di politica monetaria al Presidente BCE. La sua audacia intellettuale ci conforta. Noi che giochiamo a tennis potremo impunemente dare lezioni di tennis a Roger Federer.  Lo svizzero è il manuale vivente di questo sport, ma poco importa: uno vale uno.

di Cosimo Risi

1 Commento

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  • Draghi è stato allievo di federico Caffè (keinesiano)
    ha svolto una tesi di laurea sugli effetti deleteri di una moneta unica.
    ma come mai adesso abbraccia la RELIGIONE neoliberista?
    forse ha cambiato idea a 180 gradi perchè il suo unico scopo nella vita è fare carriera?
    lecito desiderare di primeggiare , pero’ lo spread primeggia anche grazie a lui.
    si Ciampi stendiamo un velo pietoso ; lei sà dott. Risi che grazie a lui , che :ha reso indipendente
    (con Andreatta) la BDI abbiamo pagato dal 1982 3500 miliardi di euro di ineressi sul debito?
    si informi un poco.
    uno non vale uno ha ragione lei nfattici sono alcuni personaggi che di danni all’Italia ne hanno fato per mille.

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