23 novembre 1980: 38 anni fa il terremoto che devastò la Campania

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Domenica, 23 novembre 1980. Ore 19,34. Una domenica come tante. In televisione sul primo canale era cominciata da poco la replica di Inter – Juventus, la seconda rete trasmetteva un film per ragazzi “Il pirata Barbanera”.

Era già sera con una luna piena grande come una casa. Faceva appena appena freddo. Il sibilo arrivò all’improvviso, diventò un tuono, mentre la terra si scosse, scattò verso l’alto. Un sussulto, un secondo sussulto. Se ne andò la luce. Tutto ballava, si agitava in modo sconquassato, come in un frullatore…

La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter partì da 30 chilometri di profondità, stravolse l’Irpinia e il Vulture, stritolò al suo passaggio un’area da Avellino a Salerno, scosse tutta Napoli e strapazzò Potenza. Un minuto e ventinove secondi ma quando smette resta la devastazione.

Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Un minuto e ventinove secondi ma di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi ed altri 29 comuni non rimase più nulla. Crollarono presepi dell’Appennino e casermoni malfatti delle periferie: a Napoli, in Via Stadera, nel quartiere di Poggioreale la scossa inghiottì un palazzo: 52 morti; a Balvano il terremoto non si fermò davanti alla messa che si sta celebrando nella chiesa di S.Maria Assunta.

Non si fermò e schiacciò 77 persone, 66 sono bambini e ragazzini che stanno pregando. Una tragedia immane, subito evidente agli occhi dei primi soccorritori partiti nella notte per paesi irraggiungibili. Solo a Roma non capirono, infatti la Protezione civile nacque in seguito, figlia di quelle macerie. Fate presto titolò il Mattino, un urlo dal fango che impressionò il mondo intero.

Dei 679 comuni che costituivano le otto province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia cui passa addosso il sisma, ben 506, il 74%, sono danneggiati. Poi, dopo aver contato i morti, inizia la conta dei danni.

Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di una terza, la Puglia, risultarono «terremotate»: in totale i comuni ammessi alle provvidenze sono stati 687. Il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato l’opera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti: trentadue provvedimenti legislativi ad hoc… per l’equivalente di 30 miliardi di euro.

Una cifra riferita a stime del 1980 che se prova a fare i conti con l’inflazione alza e di molto gli effetti economici. Per quelli umani c’è gente che ancora piange… a distanza di 38 anni da quella sciagurata notte

IL RICORDO A LAVIANO

Momenti di commemorazione in tutti i Comuni del Cratere. A Laviano, dove i morti furono 300, nel cimitero che li ricorda con trecento lapidi bianche viene celebrata una messa alle ore 15, poi una fiaccolata. Ci saranno anche alcuni volontari che qui giunsero 38 anni fa, mai dimentichi di quel tragico evento.

Fiaccolata anche a Colliano, così a Valva, con la deposizione di una corona nel cimitero. Momenti di riflessione soprattutto religiosa anche a Santomenna e Castelnuovo, come nei centri dell’area del Tanagro, da Salvitelle ad Auletta. Oggi sarà il giorno del ricordo di tutte le vittime del sisma, che distrusse famiglie e falcidiò intere comunità: in provincia di Salerno i morti furono 674, i feriti 2.468

 

3 Commenti

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  • Se fosse successo di questi tempi, non ci saremmo mai più rialzati…Amatrice e zone limitrofe ancora attendono…non riesco a immaginare come avrebbero fatto su un’area estesa come quella del 1980…

  • Anche qui c’è gente, poca, che ancora si deve rialzare. Poi con gli anni a questi pochi si sono accollate persone che non ci azzeccano niente.
    Noi siamo molto più terzi del terzo mondo.

  • Avevo 20 anni,rivedendo queste immagini mi sono commosso e penso che eventi come questi dovrebbero insegnarci a essere meno egoisti e più solidali tra noi.

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