Molti commentatori, anche qualificati, sostengono che: se il M5S votasse si alla richiesta di autorizzazione della Magistratura a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Salvini, per i presunti fatti occorsi nella vicenda Diciotti, agirebbe nel pieno e assoluto rispetto del proprio DNA, confermando e quindi in qualche modo rinnovando la scelta “giustizialista” che circa dieci anni fa, il 4 ottobre 2009, avrebbe dato origine alla presentazione ufficiale del Movimento.
E invece, non è questo il fondamento originario del Movimento; sulla cui natura, per l’appunto di movimento, non ci si sofferma mai compiutamente. All’atto della presentazione ufficiale, i due dioscuri di allora, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, annunciarono infatti che il Movimento non poteva definirsi né come un partito di destra né di sinistra, ma che fosse una “forza politica” costituita in forma di “libera associazione di cittadini”.
E quindi, così come in principio, un movimento contrario alla forma dei partiti tradizionali della Prima e Seconda Repubblica, e in tal guisa un movimento senz’altro “antipartitocratico”, alla stregua in qualche modo delle associazioni fino ad allora inscritte alla galassia di Pannella; e, sempre in tal guisa, un movimento prossimo alle istanze di legittimità e giustizia provenienti dalla Magistratura, oltre tangentopoli, contro la “cattiva” politica e i “cattivi” politici eredi della Prima Repubblica.
Nei circa dieci anni trascorsi, il Movimento ne ha fatta di strada, tanta da arrivare al vertice della politica nazionale e al governo del Paese. In generale, gli osservatori predicono ora per il M5S un rapido declino, suffragato dagl’immancabili sondaggi, in ragione del fatto che i protagonisti del Movimento abbiano dimostrato sia incoerenza che incapacità di governo.
E invece, ciò che più sfugge a codesti osservatori è piuttosto il fatto che il Movimento abbia, come in effetti ha, raggiunto il suo scopo, il suo obiettivo, questo sì assolutamente prioritario, che è stato quello di mutare il destino della partitocrazia in favore dell’associazionismo, né di destra né di sinistra, ma “civico”.
Così, che il potere sia in qualche modo uscito dalla sfera dei partiti tradizionali per essere restituito – almeno formalmente e in via di principio, sia chiaro senza pregiudizio alcuno verso i fatti – ai cittadini legittimi detentori in democrazia della forza e del consenso.
L’onorevole Casini, a parte l’ex Presidente Napolitano, in qualità di decano dell’attuale Parlamento ha spiegato molto bene al Corriere della sera che, in ordine alla dibattuta questione, stavolta è in gioco il destino delle Istituzioni, e nello specifico si tratta di “non lasciare alla magistratura il compito di sindacare sulle scelte del governo. Perché di questo si tratta”.
E quindi, si tratta di una questione di principio, che servirebbe anche al M5S per ribadire che il potere appartenga legittimamente ai cittadini, che lo esercitano nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione.
Ecco perché, a mio parere, il M5S farebbe bene a votare No alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno, che, come precisa Casini, “ha agito seguendo una legittima indicazione politica del governo”.
Angelo Giubileo
Abbiamo appena appreso come il vituperato Casini sia diventato il riferimento politico e guida intellettuale del Movimento 5 Stelle. Ah, come si cambia per non morire.
Il ragionamento non fa una grinza.
Resta il fatto che in altre occasioni il Movimento non ha fatto tanti “distinguo” e ha richiesto con forza il massimo della severità nel mandare a giudizio i presunti colpevoli, specie se appatenenti alla deprecata partitocrazia.
PER UN AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER UN POLITICO CHE HA L’IMMUNITA’ IO DISTINGUEREI DAL TIPO DI REATO: UN CONTO SONO I REATI NORMALI QUALI CONCUSSIONE, BUNGA BUNGA ETC. LEGATI ALLA SFERA PERSONALE, E’ UN CONTO SONO QUELLI LEGATI ALLA MERA AZIONE POLITICA, DOVE ENTRA IN GIOCO LA’AZIONE DI GOVERNO E NON DEL SINGOLO, IN SOSTANZA LA GESTIONE DELLA RES PUBBLICA, DA CUI LA MAGISTRATURA DEVE STARE FUORI (CIT. Montesquieu)
penso che il problema sia guardare la luna non il dito ! credo che la domanda corretta, alla quale bisognerebbe rispondere con onestà intellettuale, è: può un politico, fosse anche nell’esercizio della sua azione di governo, violare la legge ? se la risposta è SI credo sia in grave pericolo la nostra società di diritto, se la risposta è NO bisogna rimettersi ai Giudici che decidono se le norme (politico o non politico) sono state violate ! il che non significa che le norme siano state violate e che sia di per se una condanna.