Il genio italiano si industria per aiutare l’Ambiente (di Tony Ardito)

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Grazie alla tecnologia italiana, sarà possibile produrre materiali biodegradabili ricavati dagli scarti dell’agave che saranno impiegati nell’industria tessile.

La Bio-on, azienda nostrana attiva nel settore della bioplastica e Innova Imagen, società del gruppo Himes che opera nel settore del tessile in Messico e negli Stati Uniti, hanno annunciato di aver firmato un accordo esclusivo per progettare il primo impianto in Messico per la produzione di bioplastica ottenuta da residui e sottoprodotti agroindustriali.

Secondo Marco Astori, presidente di Bio-on: “La rivoluzione del PHA – i poliidrossialcanoati – è già una realtà chi vuole adottare tecnologie radicalmente ecologiche e passare a sistemi di produzione che rispettano il pianeta non ha più scuse”.

L’importante ed innovativa impresa bolognese dispone, infatti, di una tecnologia che le permette di ricavare i biopolimeri dai sughi di scarto di barbabietola e canna da zucchero, scarti di frutta e patate, olio di frittura esausto e persino dalla anidride carbonica presente in atmosfera.

Queste bioplastiche, oltre a essere ecosostenibili e biodegradabili al 100%, possono essere impiegate, in modo anche del tutto inedito, in settori dove la plastica tradizionale non è utilizzata.

Per Bio-on si tratta di un accordo del valore di mezzo milione di euro. La collaborazione inizierà nelle prossime settimane con l’utilizzo di diverse materie prime largamente disponibili in Messico, come per esempio i rifiuti della lavorazione dell’agave.

La tecnologia sviluppata e dimostrata a livello industriale dall’azienda italiana, per i vertici di Innova Imagen e non solo, rappresenta una speranza rispetto al problema globale della contaminazione da plastica e le sue conseguenze sulla salute umana.

Lo sviluppo delle applicazioni del PHA per il tessile e la moda ha, difatti, attratto l’interesse del gruppo internazionale in quanto capace di surrogare le fibre sintetiche come i poliesteri, che sono una delle maggiori fonti di inquinamento dei nostri oceani.

Si consideri che, esattamente come accade per la plastica, le microfibre si staccano dai vestiti quando vengono lavati ed entrando in contatto con i nostri ecosistemi vi rimangono per secoli.

Se da un lato abbiamo motivo di compiacerci ed anche inorgoglirci per il genio ed i traguardi della nostra industria, dall’altro, dovremmo indignarci per le negligenze perpetrate e gli enormi ritardi con i quali la gran parte dei governi di ogni dove, nel tempo, hanno affrontato seriamente tali problematiche.

Il potere, cinico, non ha voluto rendersi conto o addirittura, preoccuparsi degli irrimediabili danni causati all’intero ecosistema e, dunque, delle pesanti conseguenze subite dai popoli. Conseguenze che, oggi più che mai, inquietano ciascun cittadino del globo, nessuno escluso.

Tony Ardito

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