Il segretario si è detto pronto a mettere in campo tutte le azioni possibili per tutelare i lavoratori e seguirà con attenzione la vicenda. Nella giornata di domenica, il Comitato di redazione ha partecipato all’assemblea nazionale del tavolo Lavoro di Potere al Popolo, svoltasi a Battipaglia con l’intervento del portavoce nazionale Giorgio Cremaschi.
Nel corso del dibattito i giornalisti del quotidiano (le cui pubblicazioni sono interrotte dal 12 febbraio per la messa in liquidazione della società editrice) hanno evidenziato i punti in comune tra la loro vertenza e quella degli operai della Treofan, dal 21 dicembre in presidio permanente davanti alla fabbrica. Entrambe le aziende sono state infatti svendute dalla holding imprenditoriale che fa capo a De Benedetti a società che ne hanno poi deciso la dismissione.
“Abbiamo in comune con i lavoratori della Treofan la matrice di una grande imprenditoria vile, che non ha avuto nemmeno il coraggio di chiudere in proprio ma ha svenduto ad altri, ben consapevole di come sarebbe andata a finire – ha sottolineato Clemy De Maio, componente del Comitato di redazione e segretario provinciale del Sindacato unitario dei giornalisti campani –
Negli stessi giorni in cui ritirava dal Sud il suo gruppo imprenditoriale, ignorando appelli e interrogazioni parlamentari che chiedevano almeno di individuare altri acquirenti, Carlo De Benedetti andava in televisione a pontificare di lavoro e di Mezzogiorno. E ancora oggi l’attuale gruppo Gedi risponde con il silenzio alle richieste di un intervento che pure sarebbe ancora possibile”.
A questo atteggiamento di grandi gruppi imprenditoriali si accompagna quello spregiudicato di certa piccola imprenditoria, che mal sopporta le regole del lavoro e i princìpi della libertà d’informazione.
“Dall’inizio – ha proseguito la giornalista – i nuovi editori hanno perseguito un progetto di smantellamento della redazione, che in questi mesi ha rivendicato il rispetto degli istituti contrattuali e ha sempre cercato di difendere il diritto dovere di informare senza tener conto di amicizie e interessi.
Adesso ci giungono voci che quegli stessi editori che il 12 febbraio hanno sospeso le pubblicazioni de “la Città” starebbero già per aprire un nuovo quotidiano con altro personale. Se a ciò si aggiunge che uno dei due imprenditori è il distributore monopolista dei giornali nel territorio salernitano, c’è di che essere preoccupati”.
Intanto l’AGL (Associazione Giornalisti Locali “Lamberti Sorrentino”) stigmatizza quanto è accaduto con il quotidiano salernitano “La Città”, per “l’improvvisa sospensione del giornale da parte degli editori, il licenziamento di 20 persone tra cui 13 giornalisti, i modi con cui è stata condotta questa triste vicenda imprenditoriale che in due anni ha praticamente distrutto una storia di 23 anni
A questo, si aggiunge il completo silenzio, equivalente a mancanza di rispetto, stima e considerazione da parte degli editori de “La Città”, nei confronti di oltre 80 collaboratori giornalisti locali che ogni giorno nei diversi territori della provincia, hanno raccolto notizie per costruire le pagine del quotidiano salernitano. Gli 80 collaboratori che “hanno fatto” nella sostanza il giornale, seppure con pochi euro pagati a pezzo ma “in qualche modo contrattualizzati”, a oggi non hanno ricevuto nessuna comunicazione da parte dell’editore, né di quello che stava accadendo, di quello che è accaduto, di quello che accadrà.
Una dimostrazione del fatto che gli stessi editori non conoscono né danno peso al lavoro di decine di giornalisti, di cui tuttavia c’è necessità per dare qualità e far “uscire” il giornale. Considerato i precedenti, a questo punto ci chiediamo quali potrebbero essere le garanzie che i suddetti editori potrebbero dare ai collaboratori per eventuali altre o nuove esperienze editoriali”.
Dal Cdr de la Città
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