Ero convinta che lo dicesse per farsi forte davanti a me: ho realizzato la morte di mio padre, solo il giorno dopo il delitto quando mi sono resa conto che non mi rispondeva né al telefono né al citofono. Non avevo le chiavi del suo appartamento, allora ho cominciato ad urlare il suo nome piazzandomi sotto la sua finestra. Infine ho chiamato i carabinieri“.
E’ una parte del lungo racconto di Daniela Tura De Marco a processo perchè accusata di concorso morale nell’omicidio del padre, il carrozziere delle Fornelle Eugenio Tura De Marco ucciso a coltellate il 19 febbraio 2016 dal fidanzato della stessa ragazza già condannato in appello a 16 anni.
Daniela ha raccontato ai giudici quanto accaduto il giorno del delitto, parlando in maniera dettagliata del rapporto che aveva con Luca Gentile: il loro legame era nato proprio dal padre che la spinse a frequentarlo, poi qualcosa lo indusse a cambiare idea e a diventare geloso.
Su Le Cronache, oggi in edicola, si legge l’ agghiacciante racconto reso in aula dalla giovane. La ragazza ha raccontato del tormentato rapporto con la madre e con il padre che sovente la maltrattavano e picchiavano.
Mamma bambina (la prima gravidanza quando era adolescente) costretta a vivere il dolore della perdita di un figlio nato da poche settimane. Un matrimonio alle spalle che doveva rappresentare la svolta e, invece, non sarà tale. Daniela, alla Corte, ha raccontato di essersi sposata con un soggetto vicino al clan Genovese dal quale ha avuto anche un secondo figlio.
«E’ stato papà a presentarmi Luca. Tra noi è cominciato un tira e molla. Lo vedevo sempre arrabbiato con papà ma non capivo il perchè. Con il passare del tempo, ho cominciato ad avere dei sospetti ma non ho mai avuto conferme».
Il riferimento di Daniela è all’omosessualità del padre. «Ho avuto una vita travagliata e piena di dolore, quando ho conosciuto Luca sembrava che finalmente fosse arrivata la svolta alla mia vita». Un sogno che si è infranto la sera dell’omicidio del padre.
«Come è possibile – ha tuonato Daniela – che uno che commette un omicidio il giorno dopo va a lavorare come se nulla fosse» «…Il sabato Luca è tornato da lavoro intorno alle 17,30 era tutto sudato, mi continuava a ripetere: ”scusa, scusa. Io non lo volevo fare”. Io gli dissi che mi doveva stare lontano, che non doveva toccarmi. Mi sembrava tutto un sogno, sembrava che stessi vivendo un film. Poi, mi ha portato a casa dei genitori. Era la prima volta che li vedevo ed avevo paura non sapevo se ne sarei uscita viva o morta. Quando sono finalmente tornata giù ho tirato un sospiro di sollievo.
A quel punto chiamai il 112». Daniela ha anche aggiunto durante il suo racconto che Luca gli avrebbe riferito “Quando vai dentro non lo guardare perchè l’ho fatto che non si riconosce”.
Daniela non aveva le chiavi di casa, così quando arrivano i carabinieri lei salì sulla cabina elettrica sfondò il vetro e entrò nell’appartamento. Prima di questo, Daniela avrebbe chiamato a voce alta più volte il padre oltre a provare a contattarlo sul cellulare. Quando il sostituto procuratore Guarino ha chiesto il perchè in caserma si è comportata con Luca in modo così amorevole, come si evince dalle intercettazioni ambientali lei ha risposto: «In caserma fingevo di fare l’amica “erano tutti sentimenti di stomaco”.
Io volevo solo conoscere la verità». Daniela ha anche parlato di quando ragazzina è stata violentata per ben due volte da altrettanti compagni della madre e del desiderio del padre di poterla accompagnare all’altare.
Quando si era sposata la prima volta aveva dovuto scegliere se avere accanto il padre o la madre in quanto tra i due non intercorrevano buoni rapporti. All’epoca scelse la madre. Daniela ha anche parlato del malore avuto sugli scogli scambiato per un tentativo di suicidio.
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