Entrambi, dopo il diploma all’istituto “Focaccia” di Salerno, hanno iniziato gli studi universitari presso la facoltà di informatica dell’ateneo salernitano, per poi dedicarsi allo studio della teleologia per circa un anno al seminario arcivescovile di Napoli, in qualità di studenti esterni. L’anno successivo, l’ingresso al seminario “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano.
Carmine, come hai sentito la vocazione? «È un pensiero che da sempre custodivo nella testa e nel cuore, nato anche sulla scia dell’educazione cattolica impartitami dai miei genitori e dai nonni. Una vocazione che si è rafforzata sempre di più nel corso della formazione in seminario». La tua prima reazione all’annuncio di Ferdinando, tuo fratello gemello, di voler abbracciare il sacerdozio? «Devo dire la verità, un po’ me l’aspettavo.
La sorpresa maggiore fu quando nostro fratello Roberto ci comunicò la volontà di prendere i voti. L’anno successivo fu la volta mia e di mio fratello gemello. Siamo abbastanza introversi di carattere per cui non ci fu una vera e propria comunicazione tra noi. Lo capimmo e basta».
Spesso i giovani hanno problemi di comunicazione con i propri genitori. Come è stata vissuta dai tuoi la scelta di entrare in seminario? «Entrambi hanno accolto molto positivamente la notizia. Forse mamma rimase un po’ disorientata, ma giusto per qualche minuto. Subito dopo affrontammo tutte le questioni pratiche».
Negli ultimi tempi sulle prime pagine dei giornali mondiali si parla di molti uomini di Chiesa al centro di scandali di pedofilia. Tutto ciò finisce inevitabilmente per allontanare i giovani dalla religione. La tua opinione a riguardo? «Queste notizie suscitano scalpore perché il “male” in sé salta subito all’occhio.
Eppure, sono molto più numerosi i sacerdoti che, lontano dai riflettori, vivono concretamente il messaggio cristiano. Loro, ahimè, non fanno notizia. Gli uomini di Chiesa dovrebbero dare l’esempio, ma è pur vero che la Chiesa è costituita da uomini. Uomini, uomini fragili, uomini peccatori. Sono davvero tante le tentazioni. Si può recitare un copione, sì, ma poi bisogna sempre fare i conti con la propria coscienza».
Il ricordo più bello di questi anni di Seminario? «Anni molto belli, intensi e, non nascondo, difficili. Non dimenticherò mai quel sentimento di fraternità che mi ha legato agli altri seminaristi. Vivendo ogni giorno insieme, è normale che con il tempo cadano tutte le barriere: uno sguardo, un gesto, sei subito capito.
Certo, non sempre la convivenza è stata semplice: a volte avevo bisogno dei miei spazi, della mia riservatezza. Al tempo stesso, è sempre bello trovare qualcuno (i miei compagni di seminario, in questo caso) con cui confrontarti, confidarti, ripetere per gli esami e condividere la mensa»
Fonte Le Cronache
Auguri di un Santo cammino a loro e un grazie ai loro genitori. Siano da esempio. Il Signore li protegga sempre.