A puntare il dito contro le ‘abboffate’ di microplastiche lo studio ‘No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People’ condotta dall’Università di Newcastle a nord di Sydney e commissionata dal WWF e che combina dati di oltre 50 precedenti ricerche. Per la maggior parte delle particelle sono sotto i 5 millimetri e vengono assunte con l’acqua che si beve sia dalla bottiglia che dal rubinetto. La microplastica è infatti presente nell’acqua di tutto il mondo partendo da quella di superficie per finire nelle falde.
Frutti di mare, birra e sale sono gli alimentari con i più alti livelli registrati. I risultati segnano un importante passo avanti nel comprendere l’impatto dell’inquinamento da plastica sugli esseri umani. E devono servire da campanello d’allarme per i governi, ha dichiarato il direttore internazionale di Wwf, Marco Lambertini.
“Mentre le ricerche indagano sui potenziali effetti negativi sulla salute umana – aggiunge Marco Lambertini, direttore internazionale del WWF – è chiaro a tutti che si tratta di un problema globale, che può essere risolto solo affrontando le cause alla radice. Se non vogliamo plastica nel corpo, dobbiamo fermare i milioni di tonnellate di plastica che continuano a diffondersi nella natura.
E’ necessaria un’azione urgente a livello di governi, di imprese e di consumatori, e un trattato globale con obiettivi globale”. Secondo Lambertini infine l’ingestione è solo un aspetto di una molto più ampia crisi della plastica. L’inquinamento da plastica è una grave minaccia alla fauna, non solo attraverso l’ingestione di microplastica ma anche con la distruzione di habitat.
Fonte ANSA
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