Anche se dalle indagini non sarebbe emerso un movente forte e caratterizzante, non si può non pensare agli ingenti sequestri di droga e cellulari che si sono susseguiti negli ultimi mesi nella casa circondariale di Salerno; l’ultimo appena la settimana scorsa, quando gli agenti penitenziari hanno scoperto addosso alla compagna di un detenuto oltre mezzo chilo tra hashish e cocaina.
Quantitativi senz’altro indicativi di un consumo diffuso, ben oltre le dosi personali e quindi di una possibile attività di spaccio. Nonostante questo, però, il procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale – nella conferenza che annunciava i tredici arresti per la rissa di aprile – ha ribadito che i dati del penitenziario di Salerno sono in linea con la media nazionale.
Sta di fatto che tra i protagonisti della rissa da derby, tra napoletani e salernitani, vi erano personaggi noti e contigui ad alcuni clan partenopei o vesuviani, anche se tutti e tredici detenuti comuni.
Può sembrare plausibile l’idea delle storiche frizioni per così dire “territoriali” tra i due gruppi, magari uno sgarro personale. Ma altrettanto plausibile rimane la pista che conduce alla spartizione del traffico interno della droga, che avrebbe potuto giustificare la furia degli aggressori, che hanno vandalizzato arredi ed estintori per fabbricarsi delle mazze e non hanno esitato a malmenare gli agenti di custodia per rubare le chiavi dei settori detentivi. Fortunatamente, il parapiglia non è servito a nulla, grazie al tempestivo intervento della direttrice del carcere e della polizia penitenziaria.
Fonte Liratv.com (di Andrea Siano)
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