La ricostruzione dell’accaduto, così come può risultare dai rilievi della scientifica dei Carabinieri e dalla stessa autopsia, potrebbe rivelare uno scenario diverso rispetto a quello delineato dall’assassino reo-confesso. Vincenzo Galdoporpora, infatti, ha accoltellato Francesco De Santi dopo aver avuto un acceso diverbio per futili motivi, legato a dissapori pregressi. Ma, secondo alcune testimonianze e secondo la lettura delle coltellate che emergerebbe dalle ferite sul corpo della vittima, Galdoporpora avrebbe dato i primi colpi alle spalle di De Santi ed in un momento successivo alla lite.
Pare, infatti, che l’omicida non avesse con sé il coltello al momento del diverbio ma che lo abbia recuperato in un momento successivo, per poi tornare a Torre di Mare e compiere l’omicidio. Se così fosse, potrebbe configurarsi la premeditazione, oltre all’aggravante dei futili motivi. Dei quattro fendenti, quello all’emitorace sinistro è stato fatale, perché ha raggiunto il cuore, rendendo inutili i soccorsi del 118. Dopo le coltellate, Galdoporpora è tornato nella casa che divideva con un ragazzo di 27 anni, lasciando lì l’arma del delitto quando s’è recato in caserma a Capaccio Scalo insieme al suo avvocato, per costituirsi.
Su pressione dei Carabinieri, s’è convinto ad accompagnarli nell’abitazione per recuperare il coltello. Ed è per questo che il suo coinquilino sarebbe indagato a piede libero per favoreggiamento personale. Insomma, su questo delitto vi sono molti dettagli da mettere a fuoco per attribuire con esattezza responsabilità ed entità dei reati. Particolari che potranno indirizzare in maniera decisiva le sorti processuali.
Fonte LIRATV
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