Ad ascoltare gli illustri relatori e due Amministratori della Giunta Comunale, sono intervenuti esponenti del mondo professionale e numerosi cittadini, a prova dell’interesse della Comunità nei confronti di un patrimonio che appartiene a tutti e che è potenzialmente in grado di generare notevoli utilità dirette, se organizzato per la pubblica fruizione, ovvero indirette, se gestito per ritorni economici.
Nel corso del dibattito, è stata sottolineata l’esigenza, peraltro ovvia, di estendere gli interventi di recupero a tutto il quartiere al fine di ‘sfruttare’ nel pieno le sue peculiarità in favore di una più qualificata immagine della Città in chiave turistica. Come accade in ogni e qualsiasi altro luogo, ovunque esistente, dotato di apprezzabili presenze storiche.
E, in verità, quel quartiere, con i suoi oltre duemila anni e per essere stato cuore pulsante della ‘Salerno Capitale’ dei Longobardi e dei Normanni, di storia ne ha ‘da vendere’ a beneficio di studiosi e visitatori pronti a emozionarsi a contatto con la spiritualità espressa dai monumenti lì presenti in buon numero.
Del resto, i dati confermano che la ‘Città turistica’ ha estremo bisogno di nuovi attrattori,
Secondo le rilevazioni effettuate dall’Ente Provinciale per il Turismo, nel 2018 gli arrivi nelle strutture alberghiere ed extra sono stati pari a 190.496 unità, di cui 127.316 interne e 63.180 straniere. Permanenza media: 1,2 giorni. Non c’è da stare allegri. Anche perché sono in diminuzione rispetto al 2017 nel quale si calcolarono arrivi per 243.378 unità, di cui 156.271 interne e 87.107 straniere. Permanenza media:1,8 giorni. Abbiamo avuto 52.882 visitatori e mezza giornata di permanenza in meno.
Di contro, l’Autorità Portuale del Tirreno Centrale ha dichiarato che gli imbarchi via mare per la Costiera, nello stesso 2018, hanno interessato 582.452 persone. Considerati i ritorni, possiamo dire che almeno 900.000 turisti sono transitati per il solo tempo necessario al tragitto Stazione-Porto, e viceversa.
Ne riparleremo in altra occasione, analizzando i singoli attrattori. Qui, riteniamo opportuno solo osservare che, nei fatti, la Città non sembra in grado di esprimere un sufficiente, autonomo, richiamo e svolge prevalentemente la funzione di ‘area di passaggio’ in favore della Costiera. Per quali motivi?
C’è chi, guardando ad altre realtà, quali Napoli, Roma, Firenze, Torino o Milano, ha ritenuto di attribuirne la causa alla ‘povertà’ delle nostre ‘memorie’ storiche formulando, con questo, confronti estrosi e improponibili. Perché, con le nostre dimensioni e i nostri circa 133.000 abitanti, a decrescere, siamo poco più grandi di un loro quartiere.
In verità, noi siamo ‘perdenti’ anche nei confronti di concorrenti più ‘ragionevoli’, medio/piccoli, perché, come pure denunciato in corso di riunione, numerose testimonianze artistiche e religiose sono tuttora abbandonate tra le viuzze e gli slarghi dell’intero Centro Storico e perché, aggiungiamo, gli attrattori culturali recuperati sono visitabili nel corso di non più di mezza giornata.
In sostanza, non abbiamo di meno, abbiamo solo recuperato di meno.
E, nello specifico, abbiamo tradito gli Edifici Mondo per ben tre volte.
Una prima volta, quando, dopo una gara internazionale con relativa selezione delle proposte di uno studio giapponese, per i luoghi esterni, e di uno italiano, per gli edifici, i fondi assegnati dall’Europa per il recupero furono destinati altrove.
Con la delibera di Giunta n. 1273 del 2009, vennero indicate le nuove destinazioni, per – si dice – 48milioni di euro, inclusa la costruenda Piazza sul Mare che costerà, quando completata, almeno 67 milioni di euro. E, forse, più. Evitiamo di riportare altre osservazioni. Per dignità.
A distanza di dieci anni, non sappiamo dire se, investendo sulla storia, avremmo conseguito risultati migliori.
Certo, non sembra che i progetti alternativi abbiano generato formidabili utilità.
Una seconda volta, quando, in sede di realizzazione di Porta Ovest, il progetto dello studio dell’arch. Pica Ciamarra venne sostituito da un elaborato esecutivo totalmente differente. Lo ha ribadito lo stesso architetto, qualche settimana fa, nel corso di una udienza del giudizio penale in corso contro 21 amministratori e tecnici che avrebbero alterato l’iter dell’opera.
Per il Centro Sorico Alto, il progettista aveva previsto passaggi pedonali, scale mobili, percorsi meccanici e anche tre stazioni della metro fino all’Olivieri, puntando a facilitare l’accesso ad un’area anche da lui ritenuta molto attrattiva nei confronti dei flussi turistici.
Una terza volta, quando Palazzo San Massimo venne inserito tra i beni patrimoniali da vendere. Stima: 9.2milioni, la prima volta, 4,2 milioni, successivamente. Salvo errore.
A parte l’ingiuria alla storia e alla memoria, questi valori non sembrano neppure ‘decenti’ per una struttura che, per essere stata la “reggia degli ultimi Longobardi”, costituisce un tesoro culturale inestimabile. Assolutamente ‘fuori mercato’. Vendere la storia è come vendere sé stessi. Forse ci sono validi motivi per esprimere indignazione.
Per tutto questo, è auspicabile che l’iniziativa del Comitato possa avere un seguito concreto con la individuazione di una proposta idonea a riportare ‘la vita’ nei luoghi che hanno dato la ‘vita’ alla nostra Comunità.
Noi immaginiamo, nello specifico, un ‘circuito’ di valorizzazione di grande impatto emotivo che trasporti il visitatore alla scoperta della nostra identità attraverso le stradine e le scalinatelle che nulla hanno da invidiare ai percorsi della costiera amalfitana. Basterebbero decoro, pulizia, qualche bouganville, qualche limone, una fontanina, alcune panchine e pannelli in ceramica.
In tal senso, nel precedente commento del 18/09 (cfr. internet, pagina Fb e salernonotiie.it), abbiamo proposto la realizzazione di un Centro Commerciale Naturale a destinazione artistico/culturale, avendo ben presente la necessità di assegnare a questa parte della Città una precisa missione e una funzione che possano consentire l’utilizzo delle tante botteghe abbandonate con l’insediamento di attività economiche della nostra tradizione, del nostro talento, della nostra cultura.
La storia è ricchezza e maestra di vita. In presenza di risultati asfittici, comprovati da un progressivo degrado economico e sociale, pensiamo sia necessario ritornare alle certezze offerte dalle risorse ambientali e monumentali, all’estro e all’inventiva, con l’obiettivo di offrire ai giovani, soprattutto poco professionalizzati, opportunità di impegno autonomo per costruire, qui, non altrove, il loro futuro.
Noi abbiamo tradito gli Edifici Mondo per ben tre volte. Chi lo fece, nei confronti di altro Maestro, portatore di altre Ricchezze, ebbe a pentirsene amaramente. E, il canto del gallo segnalò l’iniziò della tragedia.
Oggi, difficilmente ci sarà un gallo a cantare. Saranno le strutture a cedere senza preavviso. E non basterà il pentimento.
Allora, perché non restituiamo quanto distratto e dirottiamo sul Centro Storico i milioni di euro che dovrebbero essere utilizzati per la inutile spiaggia sul Lungomare, dove non sarà mai possibile fare il bagno?
Impegniamoci, tutti, a dare una prova di amore verso la Città. E’ un bene di tutti da salvaguardare con scelte di collaborazione e di condivisione.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
… perché, recuperare le ex carceri… NON PORTA VOTI!!!
Se, non sono zeppole…. devono essere baba’‼️
chi ci viene al centro storico?…. che dista 5 minuti a piedi dal lungomare. Spiagge a lungomare e centro storico sono una simbiosi
Ogni centro turistico, anche medio/piccolo, deve la sua fortuna all’avere saputo conservare intatto il suo nucleo storico, che con la sua bellezza irripetibile trasporta il visitatore in un’epoca di altri tempi, ricca di fascino ormai irripetibile. E’ nelle sue radici storiche che Salerno potrebbe ritrovare la sua dimensione turistica, non certo per nuove piazze e spiagge inutilizzabili. Se dovessi pensare a nuove opere punterei solo su infrastrutture di cui la città è carente. Ma amare la propria storia e farla rivivere nelle pietre, negli archi, nei chiaroscuri dei vicoli, nei balconi e angoli fioriti, richiedono una sensibilità, una cultura che vedo estranea alla mente di chi amministra e decide il nostro destino.
Temo che da moltissimi anni, e non solo negli ultimi decenni, l’amore e il rispetto per le radici architettoniche, e non solo, della loro città i salernitani l’abbiano dimostrati in maniera molto blanda.
Non solo gli antichi edifici del centro storico, ma anche le tante chiese abbandonate e chiuse al culto, rinvenibili in varie zone della città, sono rimaste prive di ogni cura, manutenzione, utilizzo. Quindi sottratte alla possibilità di essere portate alla conoscenza di turisti o visitatori.
il fatto incredibile è che ancora oggi non si assiste ad una vera e credibile inversione di tendenza.
Tenendo comunque bene in mente che non si può vivere solo di “passato”, e quindi anche trascurare di proiettarsi verso il futuro con opere e infrastrutture “up to date” può significare stagnazione e scarsa crescita.
L’articolo fornisce come al solito numerosi spunti di riflessione e ha il merito di stimolare un’analisi critica sullo stato attuale e le prospettive future della città. Tuttavia io ho i miei seri dubbi che anche qualora interamente recuperato e adeguatamente valorizzato, il nostro patrimonio storico e architettonico possa fare di Salerno una meta turistica in grado di brillare di luce propria.
Il centro storico alto e non solo andrebbe tutelato per elementari questioni di dignità e di rispetto per le radici storiche della nostra città, ma sul fatto che possa fungere da attrattore per un turismo più “stanziale” e di qualità sono perplesso. Mantova, Siena, le città medievali del centro Italia, Lecce e Matera, tutte città molto più piccole di Salerno, sono mete turistiche non solo perché i centri storici sono recuperati e ben tenuti, ma anche e soprattutto perché possiedono peculiarità ed elementi di pregio che il nostro centro storico – per quanto antichissmo e caratteristico – non possiede in egual misura.
Credo che proiettare eccessive aspettative sulla primaria vocazione turistica di Salerno potrebbe rivelarsi un errore così come lo è stata la grottesca pretesa di dotarla di un patrimonio monumentale ex novo o di trasformarla in un’improbabile meta balneare.
Anche riuscire ad essere un luogo di transito a supporto di altre località dotate di maggiori attrattive, magari assicurando ai turisti un soggiornare in un luogo gradevole e caratteristico e pulito, a prezzi più contenuti non rappresenterebbe una funzione da sottovalutare; per fare ciò c’è bisogno professionalità, strutture, servizio di trasporto efficienti, tutte cose non da poco.
Sì ma le amministrazioni non c’entrano, il problema sono le persone: andate via quelle che hanno abitato quei luoghi, il tutto è rimasto in mano a pochissimi cultori che nulla possono. Poi ci vogliono soldi che in epoca di crisi vengono destinati ad altro. Forse tutti questi costruttori che vengono a Salerno a costruire potrebbero contribuire ad aggiustare pure.