Ecco il testo:
«Caro, direttore, a Salerno tra meno di una settimana una pagina di storia locale si chiuderà per sempre: il 7 novembre cala il sipario su una delle ultime edicole del corso Vittorio Emanuele, l’edicola Carini, che abbassa le saracinesche dopo oltre mezzo secolo di attività.
È stato un punto di incontro e di riferimento per i lettori ma non solo: alcuni giornalisti l’avevano trasformata, negli anni in cui le notizie non viaggiavano comodamente via web, in fermo posta per comunicati stampa, lettere confidenziali, inviti.
Carini è il cognome di una generazione di edicolanti e di un mitico distributore di giornali, don Vincenzo. Il chiosco sul centralissimo corso cittadino per molti anni è stato gestito da Pierino: il cognome era superfluo tanto era noto da giornalisti, clienti affezionati o solo di passaggio.
Quando Pierino è venuto a mancare prematuramente, l’edicola ha continuato a vivere gestita dalla moglie e dai figli. Ma ora è giunto il momento di dire basta. Il lavoro si è fatto troppo sacrificato e le gratifiche sono poche.
Eppure per noi giornalisti l’edicola di Pierino, più di ogni altra che pure nei giorni scorsi ha gettato la spugna, è stata il termometro delle vendite delle testate nazionali, regionali e locali. Il numero delle copie vendute rappresentava il dato incontrovertibile del gradimento dei lettori.
Se Pierino vende, il giornale va. Lo dicevamo noi che lo facevamo, il giornale, e poi monitoravamo la classifica di vendita. All’alba di ogni giorno, quale che fosse la stagione, i Carini aprivano e in qualche modo riuscivano ad esporre i giornali.
Stoicamente affrontavano avversità atmosferiche pur di non tradire i lettori di primo mattino. Per me e per tanti altri colleghi, quella rivendita è stata una casella postale per comunicati stampa e pubblicazioni, ieri e ancora oggi, al tempo dei social. A giorni si chiude.
Sarà un vuoto nel cuore della city. Un vuoto per i lettori di primo mattino. Un vuoto per quanti riescono a leggere la cronaca solo dai titoli di prima pagina esposti nella bacheca. Un vuoto pieno di ricordi e di attese».
di Enzo Todaro Presidente Associazione Giornalisti Salernitani sul Corriere del Mezzogiorno Campania
Mi dispiace per la chiusura ma sta cambiando tutto. Non ho idea se in meglio o in peggio per il giornalismo. E comunque sono anni che tira aria di cambiamento nel commercio ma io continuo a vedere ancora una mancanza di iniziative per stare al passo con i tempi.
Concordo in pieno con quanto scritto da Todaro.Piccole librerie ed edicole, sono aggregatori di cultura e di divulgazione.Una loro chiusura,soprattutto come nella nostra piccola grande Salerno,lascia un vuoto non indifferente in una società sempre più meno colta e superficiale.
Finalmente non vedremo più titoli di giornali idioti come quello di Cronache, il Giornale, la Verità pieni di volgarità e parolacce…se questa è cultura ben venga la chiusura di queste attività, la cultura si impara dai libri non dai giornali dei pennivendoli..NON CENSURARE
E’ precisamente dal 2001 che non ho più bisogno di un’ edicola. Leggo ormai una decina di quotidiani al giorno, in tre lingue diverse, più un’infinità di pubblicazioni specialistiche di tutti gli argomenti possibili. Libri e fumetti in quantità industriale, semmai il problema è trovare il tempo di leggere tutto. Nulla di tutto ciò si trova in edicola, men che meno in un’edicola salernitana.
E, ancora meglio, in nessuna delle cose che leggo si sente il fetore di tomba e di letame vecchio che emana da questi luminari decrepiti e ammuffiti, che non hanno niente da dire ormai da decenni e che però continuano imperterriti a dirlo. L’unico vuoto è quello delle loro menti.