Lotta alla ludopatia, a Salerno i ‘guerrieri’ dei videogames

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In principio erano Pacman o Tetris, Arcanold o Donkey Kong e l’obiettivo di ogni giocatore era semplicemente “mettere il record” con una tastiera o con una console o magari in sala giochi. Con il passare degli anni, con l’avvento di nuove tecnologie, lo scenario dei videogames è decisamente cambiato.

Con i passi in avanti nel campo della grafica e dell’interazione, il classico videogioco ormai non è più solo un semplice passatempo ma è diventato un movimento globale che dopo il boom negli Stati Uniti e in Giappone si è diffuso anche in Europa e, seppur con una decina di anni di ritardo, anche in Italia.

Oggi, infatti, il movimento “e-sportivo” in Italia conta 1,2 milioni di appassionati, tra giocatori e spettatori e nuovi interessi milionari con tornei organizzati online o in grandi palazzetti.

Il videogioco è diventato così un’attività remunerativa, con tanto di allenamenti, organizzazione, studio e disciplina. Anche negli e-sport, come sottolinea il Cio, che nel 2017 ha ammesso gli e-sport quali sport olimpici, ci sono però lati negativi e fenomeni da tenere sotto stretto controllo, come ad esempio il doping e le scommesse.

Giovani giocatori nel corso degli anni hanno ammesso di fare un uso eccessivo di energy drink o Adderall, un farmaco (o un mix di farmaci) usato contro i deficit di attenzione. Mentre la UK Gambling Commission ha evidenziato come negli esport ci siano “forti rischi e necessità simili ad altre forme di competizioni” come “truccare le partite”.

E Salerno vuole essere all’avanguardia non tanto nel combattere un fenomeno che, al contrario di quanto si crede, spinge alla socialità perché vissuto accanto a compagni, avversari, spettatori, quanto piuttosto per sfruttarne le capacità di coinvolgimento facendo attenzione alle derive possibili. In tal senso il Centro Sportivo Italiano e la Polisportiva Salerno Guiscards, in collaborazione con l’Associazione Ludica Eternia, sono in prima linea per la lotta alla ludopatia.

«L’obiettivo è quello di creare dei punti di aggregazione dove i ragazzi possono giocare in sicurezza. Gli e-games vanno visti come una risorsa e no come un fenomeno da combattere – sostiene Domenico Credendino, consigliere di presidenza Nazionale del Centro Sportivo Italiano, – dietro l’angolo c’è il fenomeno delle scommesse, dell’isolamento, dell’aridità, ma, se cogliamo il lato positivo delle cose, una console può anche essere portatrice di valori».

Il progetto è tanto semplice quanto rivoluzionario. Il CSI formerà degli istruttori che potranno operare sul territorio in qualsiasi società sportiva o associazione. L’obiettivo è quello di creare dei punti di aggregazione dove permettere a tutti, ragazzi e non, di potersi ritrovare accanto a un joystick e al proprio gioco preferito.

«Formeremo operatori specializzati, pronti a individuare e mettere in guardia dai pericoli di internet come i livelli di gioco a pagamento dove adolescenti utilizzano una carta di credito senza controllo».

Il tutto permette anche il coinvolgimento dei disabili che, come sostiene Angelica Toritto di Eternia, in taluni casi «sono al pari dei normodotati al punto che molti di loro diventano allenatori». Un primo assaggio salernitano degli e-games si è svolto presso la sede del CSI durante la presentazione delle attività sportive della Polisportiva Salerno Guiscards.

2 Commenti

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  • Un plauso a questa iniziativa che si pone, prima fra tutte, trasversalmente tra l’attività ludica preferita dagli adolescenti e le preoccupazioni di noi genitori.da mamma ho timore che mio figlio possa subire conseguenze negative dal videogioco in rete e non , ma, nel contempo, temo anche l’isolamento perché gli abbiamo tolto la psp. Per questi motivi l’iniziativa in oggetto è degna di elogio poiché dà ai ragazzi e a noi genitori di “giocare in sicurezza”.
    Grazie
    Irene Pecoraro

  • Ma preoccupatevi più del problema della ludopatia nei punti scommesse/gioco, specialmente nei tabacchi e specialmente femminile invece di qualche ragazzino che passa qualche ora in più alla play! Signora Irene, quando un giovane si rintana nei videogiochi il problema è da ricercare altrove. I videogames sono un rifugio non il problema. Poi se vi fate venire le mosse per un ora in piu di play è un altro discorso.

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