Già a fine Settembre, infatti, è apparso in tv lo spot di una azienda di divani con le classiche armonie musicali del Natale. Ai più, sarà sembrato eccessivo. Ma non a tutti.
Perché, chi ha sempre atteso la Festa con spirito sognante, sa che al Natale bisogna iniziare a pensare già a Ferragosto, sotto l’ombrellone, con la progettazione del Presepe. Per non conoscere l’ansia del ritardo.
Si inizia nei primi giorni di settembre, conformando la struttura con il legno, il sughero e la cartapesta. Poi, si sistemano le montagne, il villaggio sulla sommità, il castello di Erode in bellavista, le stradine e gli sgarrupi, il laghetto con la cascata, le botteghe e la Grotta.
La parte elettrica richiede attenzione. Prima il motorino per il fiume, poi le stelle, le lucine nelle casette e per le strade, il fuoco nei camini, le lampade degli Angeli. Il muschio, le pietrucce, il sughero, la paglia, chiudono le rifiniture. Alla fine, si popola il tutto con i Magi, in lontananza, i soldati con Erode, i pastori, le pecorelle e le figure sacre.
Benché le regole da seguire siano sempre le stesse, la scenografia del Presepe, se costruito ‘consapevolmente’, non è mai fine a sé stessa, per quanto sgangherata, ingenua o goffa possa essere. Perché è comunque il frutto di una immaginazione influenzata dall’annuncio evangelico e trasformata in messaggio visivo grazie all’elevato valore allegorico delle ambientazioni. A iniziare dalla posizione/dimensione della Grotta fino alla disposizione del gregge di pecorelle, al custode dormiente, ‘Benino’, al pastore ‘delle meraviglie’, al pescatore e al vinaio.
Tuttavia, il Presepe non è un simbolo religioso divisivo, destinato al visitatore ‘di parte’. E’ l’espressione della umanità e universalità del ‘sentimento di attesa’ che diffonde e che costituisce un richiamo in grado di sovrastare ogni ritrosia in chi credente non sia. Il suo messaggio di speranza è divenuto patrimonio di tutti, come patrimonio di tutti sono divenute le rappresentazioni che, nel tempo, hanno reso l’arte presepiale una delle nostre più forti componenti identitarie.
Fatte le debite proporzioni, la sua energia merita di essere esibita con lo stesso orgoglio e la stessa fierezza con le quali mostriamo le memorie storiche e le produzioni dell’ingegno e del talento della nostra gente.
Non sfugge, però, che, nel corso degli anni, gli spazi di quest’arte si siano progressivamente ristretti, nei contesti privati e pubblici, forse per il nuovo dinamismo, comunque inteso, della vita familiare, forse per una diminuita sensibilità religiosa, forse per le difficoltà frapposte da una esistenza confusa. E, purtroppo, questa tendenza si è pure manifestata in diverse comunità religiose nelle quali è mancata la volontà, o il coraggio, di difendere la forza di un messaggio che, peraltro, sarebbe proprio.
La diluizione della passione ha portato anche alla scomparsa di quello ‘spirito del Natale’ che traboccava dalle vetrine delle botteghe dove le figure di plastica, gesso o terracotta, variamente abbigliate e colorate, immancabilmente raggruppate per immagini e dimensioni, venivano esposte per la gioia dei più piccini. La Bottega-scuola dei Pastori di Peppe Natella, di fronte alle scale del Duomo, era il nostro riferimento indiscusso.
Così, da costruttori antesignani di Presepi, ci sia consentito di esprimere la nostra indignazione per aver smarrito il senso della festa e la misura della importanza di un’arte che potrebbe svolgere il ruolo di forte attrattore turistico. Chi fosse convinto del contrario, dovrebbe solo riflettere sulle migliaia e migliaia di visitatori che già oggi raggiungono Napoli per le esposizioni di via San Gregorio Armeno, uno dei 10 luoghi più visitati della Città.
Per fortuna, sembra che qualcosa di nuovo stia attraversando la nostra Comunità, In alcune Chiese sono in corso nuove strutture presepiali che, per qualità estetica e precisione costruttiva, si affiancheranno ad altre già presenti, quali quelle della Chiesa del Sacro Cuore, alla Stazione, o della Sala di Sant’Antonio dei Nobili, a via Duomo.
Molto significativa, poi, appare la scelta della Confraternita di Sant’Anna al Porto di affidare ad un Presepe Monumentale il compito di richiamare l’attenzione della Città sulle condizioni della antica Chiesetta, prima derelitta, poi allagata dalle acque di falda, ora da recuperare alla cultura e alla storia. Sarà aperto al pubblico Sabato 23.
Non è un Presepe da vedere, è un Presepe da vivere.
Il visitatore lo attraversa, camminando al suo interno, quasi lungo una stradina dello stesso, per passare tra spiazzi, case, botteghe, il frantoio, il molino, in un paesaggio fantastico fatto di sentieri, scalette e scalinatelle tra le montagne e il mare, in lontananza, mentre una moltitudine di figuranti, abbigliati con cura, conduce la propria esistenza o svolge il proprio mestiere secondo le usanze che la lavorazione artigianale delle statuette ha reso assolutamente realistiche.
La collocazione sotto gli archi di tufo di quello che fu il complesso di S. Maria in Porto Salvo dei Monaci Carmelitani di Santa Teresa accentua il fascino della costruzione e alimenta un sentimento di intimità indotto dalla forma avvolgente, quasi un abbraccio, dalla morbidezza dei toni e dalla soffusa luminosità dell’ambientazione. Certo, non mancano alcune ipotesi ingenue o fantastiche, come in tutti. Non le sveliamo. Lasciamo a voi scoprirle.
Questo Presepe è una macchina del tempo. Trasporta anima e corpo in un ‘diverso mondo’ nel quale le sensazioni di pace e serenità espresse dall’attesa infondono la speranza di ritrovare, già all’uscita, un ‘mondo diverso’ fatto di umanità, semplicità, amore, partecipazione e rispetto.
Più che trasmettere una visione religiosa della vita, il Presepe trasmette una visione di vita.
Per questo, già in precedenti commenti (cfr. pagina FB e internet), abbiamo sottolineato la importanza di diffondere la parte anche ‘laica’ del suo messaggio attraverso un circuito natalizio dell’arte presepiale a supporto della rituale esposizione di luci che, pur con la previsione di eventi collaterali di diversa natura, permane priva di una anima propria e ha come solo obiettivo quello di richiamare visitatori sciamanti in qualsiasi direzione e senza oggettive finalità.
Trasformare la mostra di luci attraverso la Città in una mostra della Città attraverso le luci può peraltro ampliare le motivazioni per visite da parte di chi non ricerchi il ‘sollazzo’ di un pomeriggio a poco prezzo per imbrattare e disturbare senza limiti.
Il Presepe esprime la nostra tradizione e la nostra identità.
La riscoperta del suo insegnamento di speranza può realisticamente contribuire al rinascimento economico e morale della Città, può essere di stimolo alla ricerca della giusta coesione sociale e può essere efficace guida per le scelte di vita delle giovani generazioni, così poco impegnate a individuare e difendere le origini culturali della propria esistenza.
Il messaggio del Presepe, religioso o laico, è un messaggio di amore.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
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