Suor Carla 45 anni nel mese di novembre si è vista recapitare una raccomandata da parte dell’inps con la quale le si comunicava l’avvenuta sospensione del reddito di cittadinanza. Lo scrive Cronache della Campania. La religiosa si è rivolta all’associazione Giustitalia che ha presentato ricorso, nel quale si legge:
“La ricorrente è una religiosa che ha preso i “voti perpetui” dal Dicembre 2015. Nel mese di aprile 2019 richiedeva concessione del R.d.C. avendone tutti i requisiti.
Come noto la “retribuzione” dei sacerdoti trova disposizione nelle normative della Cei che garantisce un minimo reddituale ai parroci ed ai viceparroci.
La soglia di reddito Cei, invece, non trova applicazione nei confronti di frati e suore, il cui unico guadagno può essere, eventualmente, rappresentato dai compensi derivanti dall’attività lavorativa “esterna”. Di conseguenza, se al di sotto delle soglie di reddito richieste per il diritto al reddito o alla pensione di cittadinanza, frati e suore possono avere diritto al sussidio.
Vero è che per aver diritto al reddito di cittadinanza è necessario rispettare specifici requisiti patrimoniali: a questo proposito, però, giova ricordare che il diritto canonico prevede, in base alla natura dell’istituto, la rinuncia radicale ai propri beni al momento della professione.
A seguito della rinuncia, il professo (sempre secondo il diritto canonico) perde la capacità di acquistare e di possedere i beni eventualmente ricevuti in seguito, che vanno all’Istituto.
La ricorrente, quindi, rientrava pienamente nei parametri previsti per ottenere il RdC.
Ed infatti il sussidio le veniva riconosciuto nel mese di aprile 2019 per l’importo di euro 518,00.
A metà novembre, a seguito di alcune produzioni documentali della ricorrente dalle quali si evinceva che la stessa risulta figlia del Sig. Guido P., noto imprenditore, e titolare di un complesso alberghiero (un albergo ad Amalfi ed un b&b all’Argentario), con Determinazione
Dirigenziale INPS le veniva sospeso il reddito.
Orbene tale provvedimento appare ictu oculi illegittimo in quanto se è vero che la ricorrente è risultata sull’Isee del proprio genitore fino al mese di febbraio 2019, è altrettanto vero che, successivamente a quella data, e quindi al momento della presentazione della domanda del RdC, ha cambiato la propria residenza anagrafica e quindi, conseguentemente, non rientrava più nell’Isee paterno con ogni conseguenza di carattere reddituale e fiscale”.
Fonte Cronache della Campania
Cambiare residenza….un sotterfugio fatto nell ultimo anno da centinaia di migliaia di italiani….forse per poter prendersi il reddito di cittadinanza che, altrimenti, restando nello stato di famiglia ove sono sempre stati, non avrebbero potuto percepire…di questo problema se ne discusse all inizio ma poi nessuno mosse dito
evidentemente il tornaconto politico era più importante. Bravi 5 stelle
Ma non si vergogna di chiedere il r.d.c.?
Caso lampante che testimonia che il R.d.c. non sia affatto una misura per l’agevolazione al reintegro lavorativo, bensì sia solo una misura assistenzialista di origine squisitamente propagandistico-elettorale.
Sconvolto che anche i religiosi usufruiscano di questa misura spacciata sulla carta come ” contributo economico a tempo, finalizzato a trovare un impiego”.
ED IO PAGO!!!
Vi auguro a tutti i m’rius di trovarsi presto nelle condizioni di ricevere il reddito di cittadinanza… no eh tuccat fierr eh?!!
Caso lampante che i controlli ci sono eccome. Il REI era puro assistenzialismo , la mobilità dei lavoratori che perdono il lavoro è assistenzialismo dura quattro anni e spesso vi è la deroga e nulla viene richiesto. Il reddito di cittadinanza prevede l’obbligo di 8 ore settimanali di lavoro da svolgere presso il comune di appartenenza… in attesa che i comuni predispongono piani di lavoro di pubblica utilità ovviamente, oltre ad un obbligo di corsi di formazione. Se leggete la legge che predispone il reddito vi renderete conto che è un vero percorso di guerra per ottenerlo tanto dei paletti e dei limiti introdotti non tanto per prevenire richieste illecite ma come filtri introdotti soprattutto per limiti di risorse e di bilancio.Per quanto riguarda i casi limiti e le frodi, per i quali sono state introdotte norme penali che prevedono finanche il carcere, esse sono ben al di sotto delle frodi perpetrate ad esempio per le false pensioni di invalidità Inps. Pertanto è da biasimare e criticare ed è giusto indignarsi per chi abusa di una misura degna e presente in tutti i paesi europei in varia misura.