Le 13 operatrici (l’ex coordinatrice Marta Monzo, 4 psicologhe, 3 assistenti sociali, 2 consulenti legali e 3 sociologhe) sono state sostituite da figure professionali del segretariato sociale deputate, tra l’altro, anche alla presa in carico dei maltrattanti.
Resilienza avalla la denuncia delle modalità brusche della sospensione del servizio che non hanno tenuto conto della delicata posizione delle donne prese in carico, costrette ad essere abbandonate dalle precedenti operatrici che non ne avevano più la titolarità.
In una società in cui è stato necessario plasmare un neologismo, “femminicidio”, per sensibilizzare sulla mattanza psicologica e fisica di una sua componente, questa frattura tra la teoria degli strumenti e la sua prassi esecutiva è una ferita che ci fa sanguinare.
Resilienza – Centro di ascolto contro tutte le violenze
Filomena Avagliano
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