Le famiglie sono alle prese con le richieste dei contributi scolastici, una prassi ormai sfacciatamente diffusa nelle Scuole di ogni ordine e grado, contributi che sono volontari, ma resi velatamente o palesemente obbligatori utilizzando metodi di richiesta che contrastano con la normativa vigente dettata nelle varie circolari Ministeriali, note del Miur n.312 del 2012 e n. 593 del 2013, dell’Ufficio Scolastico Regionale n.1723 del 2015 compresa l’ultima n. 22994 del 13 novembre 2019 sull’iscrizione alle scuole per l’anno 2020/21:
“Si rammenta che i contributi scolastici delle famiglie sono assolutamente volontari e distinti dalle tasse scolastiche che, al contrario, sono obbligatorie, con l’eccezione dei casi di esonero. Le famiglie dovranno essere preventivamente informate sulla destinazione dei contributi in modo da poter conoscere le attività che saranno finanziate con gli stessi, in coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa.”
Succede però che le famiglie continuano a versare al buio perché nella maggioranza dei casi viene presentato un conto indistinto tra tasse dovute e contributo volontario accompagnato da informazioni generiche.
Oltre a ciò occorre chiarire che con i contributi delle famiglie non si può acquistare materiale ed è vietato introdurre lezioni a pagamento in orario curricolare: nota Miur n.312 del 2012 : “…il contributo, ad ogni modo non potrà riguardare lo svolgimento di attività curricolari” altrimenti chi non ha pagato il contributo dovrebbe essere escluso dalla classe… ed è così che i contributi da volontari vengono trasformati in obbligatori perché le famiglie sanno bene che i propri figli rischiano di essere esclusi ed emarginati dalla classe oppure andranno ad aumentare la percentuale già alta degli abbandoni scolastici.
L’ultimo (ma non l’unico) caso dell’Istituto Comprensivo di Roma di via Trionfale dove si selezionano gli alunni per posizione sociale e per censo è solo l’altra faccia della medaglia, il messaggio è inequivocabile: il diritto all’istruzione è relativo, dipende da quanto si può comprare; con le classi formate per censo, facilmente si potrà smistare, chi se lo può permettere, verso attività didattiche e formative qualificate a pagamento per poi destinare la maggioranza degli studenti, che appartiene alle fasce medio-basse, all’alternanza scuola-lavoro e all’analfabetismo di ritorno ormai conclamato.
Ma, nei giorni spettacolari degli open day e negli spot televisivi la deriva materiale e culturale della Scuola Pubblica continua ad essere nascosta sotto al tappeto cercando inutilmente di rappresentare Scuole ideali e inclusive che al contrario sono tutte da costruire.
I Cobas Scuola daranno supporto legale e sindacale a tutte le famiglie, agli studenti e alle studentesse, ai lavoratori e alle lavoratrici della Scuola che vogliano segnalare e denunciare violazioni ed attacchi al diritto all’istruzione.
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