“I calcoli per la determinazione del fabbisogno di personale nel sistema sanitario se seguono gli algoritmi imposti dal piano di rientro sono inadeguati. Se seguono il buon senso sono da ricalcolare.
Il fatto grave è che se da una parte ci si ostina ad affermare che la apertura di nuovi reparti senza personale è un atto dovuto in ottemperanza ai dettami dell’atto aziendale, dall’altra parte bisognerebbe calcolare le dotazioni organiche opportunamente per garantire i livelli qualitativi di assistenza e i livelli minimi. Tutto ciò che nel concreto appare è la totale asimmetria tra ciò che si fa e ciò che si dovrebbe fare.
In base all’atto aziendale riscontrando i dati dell’azienda al 31/12/2018 mancano 277 medici, 281 infermieri, 12 ostetriche, 120 tecnici sanitari, 39 dirigenti sanitari, 26 farmacisti, 255 amministrativi, 12 del ruolo professionale per un totale di 938 operatori, al netto di una possibile ipotesi di riqualificazione che interesserebbe 87 operatori oltre ovviamente quei lavoratori che sebbene siano inidonei alla funzione svolgono altre attività pur conservando la qualifica di assunzione (OSS ai centralini e nelle portinerie, infermieri addetti ad attività amministrative e chi più ne ha più ne metta).
Abbiamo chiesto un confronto sulla materia ma conoscendo i tempi biblici dell’azienda ospedaliero universitaria di Salerno sicuramente sarà con altre direzioni strategiche che si potrà affrontare il problema, ovviamente dopo la chiusura per consunzione degli ospedali di Cava dei Tirreni, Mercato San Severino, Castiglione di Ravello e del Da Procida che attualmente non vengono considerati dall’attuale management quali stabilimenti propri.
Non si possono fare le nozze coi fichi secchi, così come non si possono aprire nuovi reparti senza personale e addirittura con personale carente, se le logiche che governano il sistema sono mosse del buon senso e non dalla sensibilità altrui.
Ormai i lavoratori si fanno rappresentare dal primo che capita. Povero Carniti se oggi potesse leggere queste cose
In compenso apriamo un nuovo reparto di cardiochirurgia alla faccia di tutte le carenze…la colpa di tutto ciò sapete di chi è?
Di medici infermieri e tutti i professionisti che lavorano quotidianamente sempre in condizioni di emergenza senza mai una protesta…
sempre pensato che i primi ad affossare il SSN sono gli operatori sanitari che accettano di lavorare in condizioni a volte improponibili e inaccettabili e che poi diventa la quotidianità (se mancano tutto il personale di cui si legge sopra significa disservizi e mancata assistenza) e a pagare sono gli operatori ma soprattutto i pazienti…
assolutamente d’accordo con Caronte
nessun altra figura professionale avrebbe accettato un trattamento simile… i medici abbozzano sempre.