In un Paese scosso dalle tensioni per l’epidemia del Coronavirus, forse è ancora più significativo celebrare l’importanza delle donne nel mondo, soprattutto in questi giorni di difficoltà. Proprio nelle ultime ore il Quirinale ha dovuto annullare la cerimonia dell’8 Marzo a seguito delle decisioni del governo in materia di contenimento e gestione dell’emergenza sanitaria. Ma, al di là delle celebrazioni ufficiali, le riflessioni sulla Giornata Internazionale della Donna rimangono fondamentali.
Ancora oggi la donna subisce disuguaglianze, discriminazioni, violenza. La parità di genere è uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione Europea, ma l’Italia su questo arranca posizionandosi fra gli ultimi paesi. La violenza sulle donne per esempio, riempie la nostra cronaca quotidiana e, purtroppo, proprio negli ultimi anni nuovi modelli culturali reazionari celebrano sempre più un ruolo femminile che vede la donna come regina del focolare domestico. Una sorta di cenerentola dei nostri giorni che cura la casa, i figli e, ovviamente, lo sposo adorato.
Dobbiamo rifiutare con forza questo clichè culturale, e lavorare per garantire a tutte le donne una parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso e alla partecipazione nei processi decisionali politici ed economici. Non solo perché è un diritto umano fondamentale, ma perché la parità di genere influisce sulla prosperità o meno delle società. Sviluppare e diffondere la metà dei talenti disponibili permette maggiore crescita e competitività delle nostre economie.
In Italia abbiamo ancora molto lavoro da fare per arrivare alla parità tra uomini e donne. Secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum, quest’anno siamo scivolati al 76esimo posto su 153 Paesi, dal 70esimo dello scorso anno, da sottolineare che nel 2006 eravamo al 75esimo posto, regrediamo insomma paurosamente. In Europa siamo il fanalino di coda a parte Grecia (84), Malta (90), e Cipro (91).
Eppure l’Italia risale posti in classifica sul fronte dell’Istruzione, dove si colloca al 55esimo posto in tema di partecipazione delle donne, ma crolla al 117esimo quando si parla di inclusione economica, e addirittura al 125esimo per l’equiparazione salariale. E più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato uomo guadagna il 32,6% in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3% in più. Inoltre le donne faticano a fare carriera e la percentuale di donne fra professionisti e manager è minima. Il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è molto lontano.
La partecipazione alla politica delle donne italiane invece ci vede scendere da 38esimo posto dello scorso anno a 44esimo. Trovo veramente inaccettabili e vergognosi questi dati confrontati agli altri Paesi europei, abbiamo il dovere di cambiare queste condizioni nel rispetto di tutte le nostre donne, colonna vertebrale della nostra società.
Oggi quindi faccio i miei auguri a tutte le donne, con la promessa di un sostegno preciso. Mi impegno a promuovere e tutelare il cambiamento culturale necessario, mi impegno a garantire pari diritti e pari dignità fra donna e uomo, contro ogni forma di discriminazione, di stereotipo, di segregazione. Questi numeri della disparità devono cambiare, se davvero vogliamo considerarci una società civile.
Il Presidente della Provincia di Salerno
Michele Strianese
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