«Bisogna pensare ai diversamente abili e ai loro cari – dice – Serve un percorso assistenziale che parta dalla presa in carico del disabile e del familiare. Gli attuali protocolli previsti per il Covid-19 sono generalisti, c’è bisogno di un percorso ad hoc. La Fondazione a cui ho dato vita sta portando avanti, in smart working, i propri tavoli tematici tra cui quello della disabilità, che ho più a cuore.
Quale portavoce di queste istanze, lancio un grido di richiesta aiuto per la disabilità. Sui singoli territori, ognuno di noi, in accordo agli assessorati competenti, può attuare specifici piani per la disabilità, ma che poi sono destinati a confluire nel “percorso generalista Covid-19”. E’ fondamentale un coordinamento unico regionale con un chiaro protocollo assistenziale che dia delle risposte alle tante istanze.
Se un disabile viene contagiato, quale numero occorre chiamare? C’è un’ambulanza con barella dedicata e procedura per il familiare che lo assiste? C’è un ospedale con un percorso dedicato a questi pazienti già fragili?». Quindi la proposta di adottare l’U.S.S.Da. «come modello a livello regionale. Si crei un’unità di crisi speciale per la disabilità. Il governatore De Luca e l’assessorato alla Sanità e alle Politiche sociali si attivino immediatamente per dare delle risposte a questa categoria».
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