Da “bel paese” a “lebbrosario d’Europa”, secondo l’espressione usata un giorno fa dal Presidente della regione Veneto Zaia, il passo sembra breve. Ma non è così. Intanto, si allunga la lista dei Paesi che chiudono le frontiere da e per l’Italia, con conseguenze davvero serie per tutta l’economia del nostro Paese già in grave difficoltà di debito e deficit pubblico.
Nel 2019 il nostro Paese è risultato il quarto più visitato al mondo, con oltre 100 milioni di visitatori stranieri, e un fatturato-2018, secondo Banca d’Italia, compreso in media tra il 5% (direttamente) e il 13% (compreso l’indotto) del PIL nazionale (1753,949 miliardi di euro per il 2018), ovvero un fatturato compreso all’incirca tra 88 (direttamente) e 228 (compreso l’indotto) miliardi di euro. Un’enormità!
Con il D.L. n. 34/2020, denominato “Rilancio”, il Governo ha provveduto invece al tentativo di consolidamento e quindi di messa in sicurezza, relativamente alle risorse finanziarie disponibili, del sistema-Paese. E quindi è sbagliato parlare di “rilancio” del sistema, come vedremo citando solo alcune delle voci della manovra che per l’appunto danno conferma di quanto ora detto.
Il D.L. n. 34/2020 prevede uno stanziamento, nell’ordine delle somme, da maggiori a minori, di: 33,950 miliardi per le imprese, suddivisi in 30 miliardi per la grande impresa e 3,950 miliardi per le PMI; 20 miliardi per le banche in crisi, suddivisi in 15 miliardi destinati a evitare le procedure conseguenti e 5 miliardi per le procedure di liquidazione coatta amministrativa già in corso; 12 miliardi per gli enti territoriali destinati al pagamento di debiti contratti e non ancora onorati, 3,5 miliardi per il funzionamento delle normali attività nell’anno, 400 milioni a reintegro della stessa somma di anticipazione servita per il pagamento del bonus-povertà di marzo scorso; inoltre, a parte altri importi minori destinati all’adozione di svariate misure, un importo complessivo di poco più di 7 miliardi per il pagamento di prestazioni quali in particolare CIG e CIGO; in fine un piano di assunzioni e rafforzamento della PA per la cui attuazione necessita però adottare un’ampia serie di altre misure e procedure.
Ma il punto essenziale è: non solo per quest’ultimo capitolo che riguarda la PA, ma anche per tutte le altre disposizioni contenute nel D.L., e in particolare quelle citate, necessita l’approvazione di ben 98 decreti attuativi! Un’enormità! Senz’altro maggiore rispetto a quella stessa del fatturato del turismo, di cui abbiamo detto.
E allora è necessario dirlo chiaramente: questo nostro Paese ha un bisogno impellente di liquidità e un bisogno ancora maggiore di ritorno alla produzione. Una produzione che in generale manca ormai da troppi anni, all’incirca un quarto di secolo, come dimostra sommariamente il grafico della Commissione europea qui sotto riportato, che, nel corso di questi stessi anni, ci colloca all’ultimo posto della classifica tra i Paesi dell’Unione Europea e i Paesi più industrializzati del mondo (https://www.giampaologalli.it/2018/04/pil-procapite-nel-2017-1995100/)
Semplicemente, il tempo è quindi scaduto. Basta con le chiacchiere! Basta con le paure! Si riapra subito questo nostro amato Paese! E soprattutto, pena un declino definitivo, invece d’incrementare la burocrazia che continui a gestire i “clientes”, come solitamente accaduto nell’ultimo quarto di secolo, si riprenda alacremente ogni attività produttiva! La stessa che soltanto è capace di produrre il reddito che serve ai cittadini. A tutti i cittadini, nel frattempo diventati brutti anatroccoli.
Angelo Giubileo
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