Stupri, femminicidi e altre violenze sessuali sono gravissime forme di violazione dei diritti umani, che segnano indelebilmente le vittime nel fisico e nella psiche, compromettendone la salute, il benessere psicofisico e sociale, nei casi estremi anche la loro stessa sopravvivenza.
L’ISTAT (2019) calcola che quasi 7 milioni di donne italiane dai 16 ai 70 anni hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza (20,2% violenza fisica, 21% violenza sessuale con casi nel 5,4% di violenze sessuali gravi, come stupro e tentato stupro). E secondo lo Unodc Global study on homicide 2018 delle Nazioni Unite, nel mondo si registrano ogni giorno 137 femminicidi, il 58% dei quali è stato commesso dal partner, da un ex partner o da un familiare.
In Campania negli ultimi 6 anni sono state 15.775 le chiamate al numero antiviolenza 1522. Nel mondo ogni giorno 137 donne sono vittime di femminicidio e il lockdown non ha fatto che aumentare gli episodi di violenza domestica.
Per produrre un
profondo cambiamento culturale, permettere di passare dalla subcultura dello stupro alla cultura del consenso,
Amnesty International Italia lancia la campagna
#iolochiedo e ricorda che per supportare questo impegno, si può destinare il
5×1000 nella dichiarazione dei redditi all’organizzazione leader nel mondo per la tutela dei diritti umani, indicando il
codice fiscale 03031110582.
La normativa italiana attualmente considera lo stupro un reato solamente nel caso in cui sussistano l’elemento della violenza, della minaccia, dell’inganno o dell’abuso di autorità e non nel caso di un “rapporto sessuale senza consenso”.
Amnesty si appella al Ministro della Giustizia affinché la legislazione italiana si adegui alle norme internazionali, stipulate con la convenzione di Istanbul del 2011, e modifichi l’articolo 609-bis del codice penale per considerare reato qualsiasi atto sessuale senza consenso.
“L’Italia ha sottoscritto la Convenzione di Istanbul nel settembre del 2012, il parlamento l’ha ratificata nel 2013 ma nonostante ciò la legislazione non è ancora stata modificata secondo le direttive del documento. A nostro avviso è importante completare questo passaggio perché il trattato di Istanbul rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne” ha commentato Tina Marinari, coordinatrice campagne di Amnesty International Italia.
Ma un cambiamento legislativo da solo non basta, senza un parallelo cambiamento nelle percezioni e nella consapevolezza di tutti i cittadini. Attraverso una serie di attività di informazione e sensibilizzazione, la campagna #Iolochiedo di Amnesty International Italia intende rafforzare la consapevolezza nelle giovani generazioni sul tema dello stupro, sugli stereotipi di genere da combattere e chiarire il concetto del consenso e chiede il supporto delle Istituzioni affinché, oltre alla modifica della norma del codice penale che regola la violenza sessuale, siano messe in atto misure per promuovere una cultura del consenso come sinonimo di condivisione e rispetto.
Commenta