È presto per tracciare un quadro preciso delle potenzialità delle venti squadre in campo, visto che la campagna trasferimenti si chiuderà soltanto il 5 ottobre ma le prospettive lasciano presupporre che sarà un torneo molto difficile e di alta qualità: delle compagini partecipanti al via, soltanto cinque (Cittadella, Cosenza, Entella, Monza e Pordenone) non sono mai state in A.
Le tre retrocesse (Brescia, Lecce e Spal) hanno tradizione, forza societaria e determinazione per puntare a un immediato riscatto. C’è poi chi ha mancato la promozione ai playoff e intende riprovarci: se il Cittadella resta una bella realtà, ma con sbalzi di umore inquietanti, Empoli e Chievo hanno tutto per puntare al massimo obiettivo. Come il Frosinone, che ha perso la A in finale e soltanto per il peggior piazzamento nella stagione regolare.
C’è poi da mettere in conto, secondo tradizione, il fattore sorpresa, perché da sempre emerge una squadra che arriva fino in fondo, dopo la partenza a fari spenti. Nell’ultimo campionato, lo Spezia in A ha sorpreso tutti, sebbene nessuno dubitasse della qualità della rosa, ma la vera sorpresa è stato il Pordenone, che, reduce dalla promozione dalla C, è andata vicino al doppio salto in avanti.
In questo senso, sarà da seguire con attenzione il Vicenza, tornato in B, dopo lunghi tormenti societari: il piano prevede l’atterraggio nella massima serie in quattro anni, ma si sa che un conto sono le parole, un altro i fatti e se c’è la possibilità di accelerare, nessuno si tira indietro.
È un torneo a trazione centrosettentrionale, con soltanto quattro squadre del Sud (Cosenza, Lecce, Reggina e Salernitana) e senza Var. Lo stop dell’ultimo campionato, causa Covid-19, ha reso impossibile la preparazione degli arbitri per la video-assistenza, che era prevista già nella stagione regolare. Tutto rinviato, come quest’anno, ai playoff.
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