Segnali di fiducia dal comparto agroalimentare (di Tony Ardito)

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Nonostante gli effetti della crisi globale da Covid-19, reggono le esportazioni del Made in Italy agroalimentare, che valgono 26,1 miliardi di euro tra gennaio e luglio, con una crescita del 3% sullo stesso periodo del 2019.

La Confederazione Italiana Agricoltori commenta favorevolmente i dati Istat pubblicati la scorsa settimana; secondo la nota organizzazione, si tratta di un segnale di ripresa, in controtendenza rispetto agli altri settori, che aiuta a compensare le perdite dei mesi di confinamento.

Si riducono, al contempo, del 5% le importazioni di cibo e bevande, producendo un surplus della bilancia agroalimentare nazionale che sfiora il miliardo di euro e rende il Paese esportatore netto nei primi sette mesi del 2020. Una circostanza più unica che rara visto che l’Italia importa più di quanto spedisce all’estero e che, qualora fosse confermata a fine anno, porterebbe a un risultato storico.

Il rialzo dell’export agroalimentare è ancora più evidente se poi si considerano i principali mercati di sbocco di cibo e bevande tricolori. Tra gennaio e luglio, infatti, crescono Germania (+6%), Francia (+3,4%), Usa (+5%), Regno Unito (+5%), Giappone (+9%).

Nel solo mese di luglio, l’export del nostro agroalimentare guadagna poco più di 4 miliardi di euro (+1% annuo), con un aumento delle vendite sostenuto in particolare in Germania (+9%) e Regno Unito (+11%).

Cia-Agricoltori Italiani evidenzia che, di fronte a queste percentuali preoccupa ancora di più l’andamento negativo dei negoziati tra UE e UK post Brexit, tenuto conto che un “no deal” colpirebbe l’Italia in modo significativo, mettendo a rischio gli scambi commerciali con quello che è il quarto mercato di riferimento mondiale per le esportazioni di cibo nazionali.

Naturalmente, i segnali incoraggianti di questi mesi non bastano a invertire la tendenza. Per rilanciare sul serio il Made in Italy all’estero, riportandolo ai livelli pre-crisi dopo il freno imposto dall’emergenza, serve un grande piano nazionale strategico che, riaffermando il ruolo economico, sociale e ambientale di agricoltura e agroalimentare, punti sempre più su innovazione e digitalizzazione.

In tal senso, l’implementazione interna del Next Generation Eu (Fondo per la Ripresa dell’Unione Europea) rappresenta un’opportunità da cogliere assolutamente.

di Tony Ardito

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