La situazione ad Arezzo e in Toscana
Gli ultimi tre giorni sono stati difficili sul fronte contagi in provincia di Arezzo: ieri il record (certo, a fronte di tamponi in aumento) di +302 positivi in un giorno. E se, fortuntamente, asintomatici e paucisintomatici risultano la maggioranza dei contagiati, è altrettanto vero come la pressione sugli ospedali di tutti Italia stia aumentando, e Arezzo ne è la prova, con la saturazione, due giorni fa, di Terapia intensiva al San Donato; circostanza che ha fatto accelerare la riorganizzazione dei posti letto all’ospedale aretino, con più spazio per pneumologia, malattie infettive e rianimazione.
In Toscana i contagi viaggiano al ritmo di 2mila al giorno e il report della fondazione Gimbe piazza la regione, nella settimana dal 21 al 27 ottobre, al terzo posto per pressione sulle Terapie Intensive (3,2 ricoveri ogni 100mila abitanti, peggio fanno solo Val d’Aosta e Umbria) e al terzo per numero complessivo di casi (1.524 casi ogni 100mila, in testa ci sono Lazio e provincia autonoma di Bolzano).
Il nuovo Dpcm entro il 9 novembre per fronteggiare lo Scenario 4
Le misure del Governo dovranno servire – dice Today – a fronteggiare il cosiddetto Scenario 4, ovvero la “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5)”: dal 14 ottobre alcune regioni sono vicine o sopra la soglia di 2: Lombardia, Piemonte, Campania, Liguria, Umbria e Valle d’Aosta. La situazione toscana è invece peggiorata sensibilmente negli ultimi giorni.
Le opzioni nel nuovo Dpcm
Sono due le opzioni sul tavolo: la prima è quella più drastica ovvero chiudere tutto per almeno un mese lasciando aperte soltanto le fabbriche, le scuole materne e quelle elementari e i negozi dei generi di prima necessità rendendo possibile muoversi da casa se non per motivi validi e validati con l’autocertificazione; sarebbe una situazione molto vicina al lockdown totale; la seconda prevede invece chiusure a livello regionale e comunale, incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, sempre con l’autocertificazione.
Le ipotesi dei giornali: dalle restrizioni morbide al lockdown
L’ipotesi, che circolava sottotraccia già da alcuni giorni, è finita sui giornali ieri e oggi viene ulteriormente dettagliata. Repubblica, in articolo di Tommaso Ciriaco, scrive che la data di lunedì 9 novembre (che sarebbe quella limite in cui entrerebbero in vigore le nuove misure) è “a conoscenza di alcuni vertici della pubblica amministrazione, che hanno iniziato ad attrezzarsi per questa eventualità”.
La Stampa, in un articolo a firma di Paolo Russo, conferma che il giorno segnato sul calendario con il cerchio rosso è il 9 novembre, mentre il modello più cogente a cui sembra volersi rifare il premier è quello francese: per quella data un nuovo dpcm chiuderebbe tutto, probabilmente per un mese, lasciando aperte fabbriche, scuole materne ed elementari, aziende agricole, negozi alimentari, farmacie ed altri esercizi che vendono beni essenziali. Non ci si potrebbe muovere da casa propria senza un’autocertificazione che ne attesti la necessità per motivi di lavoro, salute o per fare la spesa.
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