Per fortuna ancora vivo, anche se molto sofferente, è stato liberato con non poche difficoltà, soccorso e, ad oggi, sembrerebbe non aver perso la zampetta. Il responsabile, che risulta essere recidivo, è stato denunciato. Un gesto di coraggio che evidenzia come qualcosa stia iniziando a cambiare anche in zone della provincia in cui vi è sempre stato un minore rispetto per gli animali.
L’utilizzo di tagliole, ma anche di archetti, lacci ed altri arnesi di tortura è una pratica comunissima, ma raramente si viene a conoscenza della loro presenza, proprio perché spesso posizionate in proprietà private. Per le vittime non c’è speranza: se non muoiono sul colpo si spengono agonizzanti.
Alcune arrivano ad amputarsi l’arto nel disperato tentativo di liberarsi dalla morsa. A morire in questo modo atroce non ci sono solo gli animali selvatici, che con ignoranza e delirio di onnipotenza alcuni uomini ritengono “dannosi” e, dunque, da eliminare, ma non di rado anche gatti e cani.
Il comitato spontaneo “Uniti per Chicca” ha dato sin da subito la propria disponibilità per un supporto legale, affinché l’autore di questo barbaro atto venga perseguito penalmente per i reati di maltrattamento di animali e detenzione di trappole a scatto, illecite in Italia. Se la civiltà di un popolo si misura anche dal modo in cui questo tratta i suoi animali, come diceva Mahatma Gandhi, constatiamo tristemente che in queste zone siamo ancora ben lontani dal raggiungerla. Contestualmente agli appelli alle autorità competenti, ribadiamo a tutti l’importanza di denunciare sempre gli episodi di violenza nei confronti degli animali di cui sono testimoni.
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