Il suo dosaggio con un esame del sangue consente di valutare l’aggressività della malattia in ciascun paziente, in modo da intervenire in maniera tempestiva. Lo dimostra uno studio tutto italiano, frutto della collaborazione tra l’Universita’ degli Studi di Milano, il Policlinico di Milano e l’Aeronautica Militare con l’Istituto di Medicina Aerospaziale di Milano.
I risultati sono pubblicati sulla rivista Embo Molecular Medicine. La ricerca, condotta su 111 pazienti, dimostra che bassi livelli di sfingosina-1-fosfato sono associati a una maggiore probabilità di sviluppare un quadro clinico grave che richieda il ricovero in terapia intensiva, oltre a indicare un’aumentata probabilità di decesso.
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